Oltre 200 morti al giorno per tumore, pari a circa 80mila dei 180mila decessi annui stimati per cancro in Italia, potrebbero essere evitate intervenendo su stili di vita e fattori di rischio ambientali. In altre parole: la prevenzione da sola sarebbe capace di salvare più del 45% delle vite che nel nostro Paese si perdono per malattie oncologiche attribuibili a fattori di rischio modificabili. A snocciolare i dati sono gli esperti dell’Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica, che in occasione del XXVI Congresso nazionale a Roma accendono i riflettori innanzitutto sulla prevenzione.
Spesa inadeguata in Italia
Puntando il dito su una percentuale di spesa ancora inadeguata: l’Italia infatti investe in questa voce solo il 6,8% della spesa sanitaria totale – pari a 7,19 miliardi nel 2021 – al di sotto della media Ue+UK che si attesta sul 7,1%, e piazzandosi solo ottava dopo lo stesso Regno Unito (12,5%), l’Austria (10,3%), i Paesi Bassi (9,6%), la Danimarca (8,9%), l’Estonia (8,3%), la Repubblica Ceca (8,1%) e l’Ungheria (7,6%). «È importante che l’Italia recuperi quanto prima questo gap negativo, per continuare a garantire la qualità delle cure e la sostenibilità del servizio sanitario», spiega il presidente Aiom Francesco Perrone.
Schillaci: potenziare gli screening e ampliarli a polmone e prostata
A convenire che è la prevenzione la leva su cui investire è lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci, che intanto rivendica di aver portato a casa fin dall’inizio del suo mandato il nuovo Piano oncologico nazionale 2023-2027 centrato su innovazione, prevenzione e reti oncologiche regionali. «Da subito abbiamo puntato sulla promozione di stili di vita salutari e sulla prevenzione secondaria – afferma nel suo intervento al congresso Aiom -, sappiamo che circa il 50% dei decessi per tumore e il 40% delle nuove diagnosi possono essere evitati, poiché legati a fattori di rischio modificabili ritenuti la causa di 65mila morti l’anno». Un’azione mirata è rivolta ai gap territoriali, «alle Regioni del Sud Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia» – sottolinea il ministro – e all’ampliamento degli screening ‘passati’ dal Servizio sanitario nazionale. «L’offerta di quelli disponibili – dice ancora Schillaci – deve essere adeguata in tutta Italia e stiamo lavorando per ampliare l’offerta con gli screening emergenti di polmone e prostata».
Mille nuove diagnosi di tumore ma le risorse non bastano
Non solo prevenzione: gli oncologi medici denunciano uno squilibrio tra domanda e offerta di assistenza: «L’oncologia italiana – prosegue Perrone – chiede più risorse alle istituzioni anche per rispondere alla domanda di assistenza, che è in continua crescita. In Italia, si stima che ogni giorno vi siano circa 1.000 nuove diagnosi di cancro e che questo numero tenda ad aumentare di anno in anno di circa l’1%. A questo si aggiunga la capacità sempre più diffusa di rendere cronica la malattia, grazie al progresso terapeutico. Gli investimenti, finora, non sono stati proporzionati all’aumento di richiesta di cure. Domanda e offerta di assistenza vanno a velocità diverse. Serve un cambio di passo, con lo stanziamento di fondi per creare più spazi e assumere personale».
In dieci anni tagliati 1.103 posti letto pubblici in oncologia medica
Ma non servono solo più denari: anche l’Oncologia sconta il taglio di posti letto degli ultimi anni e il gap di personale, sia specialisti che infermieri. «In 10 anni – avvisa ancora Perrone – sono stati tagliati 1.103 posti letto pubblici in Oncologia medica: nel 2012 erano 5.262, ridotti a 4.159 nel 2022. La capacità del servizio sanitario pubblico di abbattere le liste di attesa, enorme problema alla base anche di una quota di migrazione sanitaria, dipende dalla ottimizzazione dei sistemi di prenotazione e dalla disponibilità di spazi e personale. Oltre a posti letti e strutture più moderne, mancano medici e infermieri, con differenze troppo ampie tra le Regioni. La scarsità di specialisti è diventata una vera emergenza e sta interessando anche la nostra area medica. Cominciano, infatti, a rimanere vacanti i posti nelle scuole di specializzazione di oncologia». Temi su cui il ministro della Salute si dichiara al lavoro: «Abbiamo fatto grandi passi in avanti nella prevenzione, nella diagnostica e nella cura – ha detto nel suo intervento – ma certamente c’è ancora tanto lavoro da compiere per trarre tutto il beneficio possibile dall’innovazione e dalle nuove conoscenze, così come per potenziare il nostro Servizio sanitario nazionale, che è ciò a cui puntiamo anche con i grandi interventi di riorganizzazione finanziati dal Pnrr. Abbiamo un Ssn tra i migliori al mondo, ma dobbiamo assicurarne la sostenibilità futura. È indubbio che dobbiamo partire dal personale, dai nostri professionisti. A tale riguardo, voglio ricordare anche qui che nella Manovra abbiamo previsto aumenti per le indennità di specificità per il personale sanitario medico e non medico».