I grattacieli di Citylife a Milano, che ospitano calciatori e influencer milionarie; i palazzi signorili dei Parioli, roccaforte dell’alta borghesia romana, che custodiscono giardini nascosti; le ville di Corso Picco, abitate anche qui da professionisti del calcio di stanza a Torino (inclusi, tra i più ricchi in assoluto, Cristiano Ronaldo). È qui che si concentra la ricchezza delle grandi aree metropolitane italiane, in netto contrasto con zone che, con il codice di avviamento postale diverso solo per qualche cifra, raccontano tutt’altra storia: Quarto Oggiaro, che dalle Tre Torri di Milano dista una manciata di chilometri; Ostia Antica e Bagnoletto, che invece dai Parioli sono lontane anche geograficamente, e Barriera di Milano, grande quartiere popolare alle porte di Torino. I numeri del Mef parlano chiaro: nell’area metropolitana del capoluogo lombardo c’è un Cap (il 20145, che comprende diverse aree: da De Angeli a San Siro, tutte nella zona Ovest) dove il reddito medio dichiarato nel 2023 supera i 94mila euro. Di contro, nell’area identificata dal Cap 20157 (che comprende Quarto Oggiaro, ma anche il Quartiere Gallaratese) si superano di poco i 20mila euro. Tra le due porzioni di città (non si tratta nemmeno di area metropolitana: le zone ricadono entro i confini del Comune) c’è dunque una differenza reddituale di circa cinque volte. Lo stesso vale per Roma, dove i redditi più bassi dichiarati sono pari a 17.317 euro (nel Cap 00119) mentre i più alti superano i 77.500 (nel Cap 00197) e quindi quasi 4,5 volte superiori.
La sperequazione reddituale è molto alta anche a Palermo dove i redditi più bassi sono concentrati nell’area identificata dal Cap 90137 e arrivano alle soglie del 9mila euro mentre quelli più alti, dichiarati da chi vive nelle aree codificate dal 90144, superano i 37.200 euro. Il rapporto, anche qui, è di quasi cinque volte