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Notiziario

Qual è il futuro della Sanità italiana e quello dell’innovazione farmaceutica e tecnologica con l’intelligenza artificiale che bussa sempre di più alla porta del Servizio sanitario? E come può il Ssn affrontare la sfida più grande e cioè quella di restare economicamente sostenibile garantendo le cure a tutti? A questi e altri interrogativi risponderà il 27 novembre l’Healthcare Summit, l’evento di punta del Sole24Ore giunto alla sua quattordicesima edizione, dedicato al confronto istituzionale e strategico sul futuro della Sanità. Un appuntamento che, ogni anno, riunisce i vertici del sistema sanitario e del settore farmaceutico e biomedicale e i principali stakeholder pubblici e privati. Tra gli interventi previsti anche quello del ministro della Salute Orazio Schillaci e il sottosegretario Marcello Gemmato.

Gli sforzi dell’ultima manovra di bilancio – ora all’esame del Senato – che aggiunge nuove risorse facendo sfiorare la cifra record dei 143 miliardi al Fondo sanitario nel 2026 – potrebbero non bastare. Carenze di personale, liste d’attesa e prestazioni a singhiozzo tra le varie zone d’Italia sono la prima emergenza per i cittadini. Ma poi c’è anche l’ecosistema innovativo della filiera industriale farmaceutica e biomedicale da preservare con il suo patrimonio di investimenti e know how. All’Healthcare Summit 2025 il confronto sull’innovazione trova concretezza nelle visioni delle aziende presenti, che delineano le trasformazioni necessarie a rendere il sistema più competitivo, equo e preparato alle sfide dei prossimi anni. «Investire in salute non è un costo, è il motore più potente di crescita: è necessario un intervento più coraggioso del Governo nella manovra per rendere attrattiva l’Italia sul fronte dell’innovazione farmaceutica», spiega Mario Sturion, managing director Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia. Un’azienda che produce 4 miliardi di compresse in Italia (il 98% esportato) e che è anche tra i primi pagatori del payback che pesa sempre di più sui fatturati delle aziende. Per Lilly, la priorità è la readiness del sistema: rendere davvero accessibili le terapie innovative richiede percorsi diagnostici e organizzativi allineati e decisioni regionali rapide e coerenti con quelle nazionali. «Le nuove regole europee – sottolinea Federico Villa, associate vice presidente governmental & public affairs Eli Lilly – rappresentano un’occasione per accelerare l’Hta, superare la logica dei silos di spesa e favorire politiche che premino il valore terapeutico, rendendo l’Italia più attrattiva per ricerca e investimenti». Sul fronte regolatorio interviene anche Astellas, che richiama la necessità di un quadro normativo chiaro e capace di sostenere l’arrivo di nuovi trattamenti. «Per garantire ai pazienti terapie di valore servono innovazione e regole chiare», osserva il general manager Fulvio Berardo, ribadendo come norme snelle e stabili possano ridurre le disuguaglianze e dare impulso agli investimenti. Tra i protagonisti della prevenzione primaria si distingue Dompé, che pone al centro la produzione e la ricerca interamente italiane e un approccio basato su solide evidenze scientifiche. L’azienda promuove una nuova categoria, la NutraScience, ponte tra farmaci e integratori, e investe nella costruzione di una cultura della salute che riporti il medico al centro dei percorsi di prevenzione. «La prevenzione primaria è un impegno imprescindibile, soprattutto in aree critiche come le malattie cardiovascolari, la principale causa di mortalità nel Paese – evidenzia Michela Bagnasco, medical affairs director-primary & specialty care, Dompé -. In tale prospettiva, i nutraceutici assumono rilevanza solo se supportati da evidenze cliniche». Alexion porta invece al Summit la prospettiva delle malattie rare, considerate paradigma dell’innovazione. L’azienda – parte del gruppo AstraZeneca – ricorda come investimenti, accesso precoce e collaborazione pubblico-privato siano elementi imprescindibili per un ecosistema competitivo. Con studi clinici in crescita, programmi di early access e iniziative oltre il farmaco come Women in Rare, Anna Chiara Rossi, vice president & general manager Alexion sottolinea «la necessità di un sistema che valorizzi ricerca e tempestività, semplifichi l’accesso e riduca le disuguaglianze territoriali».

E tra le sfide da raccogliere c’è anche quella della nuova frontiera delle terapie digitali raccolta da Theras, un’azienda biomedicale italiana che ne ha appena sviluppata una per gestire l’obesità, pandemia dei nostri tempi, attraverso una app con “dosaggio digitale” e valutata con un ampio studio clinico: «Portare innovazione in sanità significa trasformare evidenze cliniche e tecnologia in soluzioni reali per le persone. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista nelle terapie digitali», avverte Federico Ferrari, Ceo di Theras. Infine la grande sfida dell’Ai in Sanità che già vede applicazioni concrete come quelle sviluppate con successo da H2H Digital Solutions del gruppo Rekeep: «L’Ai già oggi ottimizza l’uso delle sale operatorie e supporta i Cup con agenti vocali, aumentando l’efficienza: soluzioni che migliorano l’operatività sanitaria in un contesto di risorse limitate», dice l’ad Francesco Magro. Mentre per Antonio Murgo, Area vice president Salesforce che sviluppa soluzioni impiegate già da oltre 70 realtà sanitarie e pharma per rendere più efficienti i trial, personalizzare le cure e offrire servizi digitali «l’Ai porta la sanità oltre la digitalizzazione, abilitando un ecosistema in cui cittadini, pazienti e strutture collaborano per un’assistenza più fluida, efficace e responsabile».

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