Quello che è alle spalle è un anno di svolta per le Tlc in Italia, con l’incumbent Tim che, unicum nel settore, ha ceduto la propria rete e la fusione in arrivo fra Fastweb e Vodafone Italia (che sarà acquisita da Swisscom).
Non c’è crisi di domanda e si continua a investire qualcosa come il 26% dei ricavi annui. Ma la combinazione di due dati, positivi, nel nostro Paese non dà un risultato positivo. Anzi. Due dati più di altri – fra quelli presentati ieri al Forum sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia organizzato da Assotelecomunicazioni-Asstel e da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil – sembrano fornire la misura della lunga traversata nel deserto per il settore. Fra 2010 e 2023 i ricavi si sono abbassati di 14,7 miliardi a quota 27,2, mandando in fumo il 35% del mercato. Secondo dato: nel 2010 il flusso di cassa – inteso come differenza fra Ebitda e Capex – era positivo per 10,5 miliardi, il 21% dei ricavi, ma nel 2023 è sceso a 500 milioni. La cifra è tornata in positivo dai -3,8 miliardi del 2022 sui quali però pesava la maxirata per le frequenze del 5G. Senza quell’esborso sarebbe stato di 700 milioni: maggiore quindi del 2023.
Più di qualche allarme per le Tlc è risuonato ieri dal Forum, aperto dal presidente della Luiss, Luigi Gubitosi e dai saluti del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, collegato in video, che ha sottolineato come il settore abbia subito «un calo superiore al resto dell’Europa dei ricavi, proprio mentre servono forti investimenti. Occorrono fondi strutturali da destinare a questa priorità strategica per l’intera Europa, che è una necessità».
Quali tipi di interventi li snocciola il presidente Asstel, Massimo Sarmi: si va dalla richiesta dell’introduzione di misure di mitigazione per il costo dell’energia (anche, nel medio-lungo periodo, equiparando le telco alle imprese energivore), all’invito al governo ad agire «in ambito europeo per garantire una competizione equa nel mercato digitale assicurando il “Level playing field” tra Tlc e Big Tech» (con la richiesta di una contribuzione agli investimenti sostenuti dalle telco per le proprie reti), fino alla richiesta di estensione degli incentivi del Piano 5.0 ad acquisti di beni e servizi Tlc.
Istanze che sono state elencate a valle dell’illustrazione dei dati del Rapporto Asstel: ricavi stabili (+0,1%) nell’ultimo anno, come detto a 27,2 miliardi, ma con una continua erosione nel comparto mobile (-5%) e a fronte di un aumento del +2% dei costi operativi. Il tutto con un livello di investimento elevato, 7 miliardi di euro all’anno, e il portato di una scellerata guerra dei prezzi che non accenna a placarsi, unita alla considerazione di un mercato che avrebbe bisogno di una selezione fra operatori.