Storie Web venerdì, Marzo 21
Notiziario

Le Sudanese Armed Forces (Saf), le forze regolari del Sudan, hanno annunciato la riconquista del palazzo presidenziale di Khartoum dopo quasi due anni di conflitto con i paramilitari delle Rapid Support Forces (Rsf). L’avanzamento, comunicato in una nota, scandisce uno spartiacque nella guerra scoppiata ad aprile 2023 e una vittoria per il generale al-Burhan: l’ufficiale dell’esercito che guida le Saf e fronteggia il suo ex alleato Mohammed «Hemetti» Dagalo, sua spalla nel colpo di Stato nel 2021 e ora alla testa di una forza di circa 100mila uomini in guerra con i regolari nel terzo Paese più esteso dell’Africa.

La riconquista semi-completa di Khartoum, ancora popolata da truppe degli Rsf, sembra accentuare gli estremi di un cosiddetto «scenario libico» nel Paese: la frattura fra un sud-ovest sotto il controllo degli Rsf e un centro-est amministrato dall’esercito di al-Burhan, recentemente contattato anche da Stati Uniti e Israele per la proposta – respinta – del ricollocamento di milioni di gazawi nel territorio.

La «peggiore crisi al mondo» e gli spettri del genocidio

La guerra sudanese è scoppiata ad aprile 2023, quando le fibrillazioni anche personali fra i due leader sono sfociati in scontri aperti nelle strade della capitale Khartoum. La scintilla definitiva del conflitto è stato il tentativo di al-Burhan di accorpare le Rsf nel perimetro dell’esercito regolare, una manovra contestata come un tentativo di sopprimere l’indipendenza del gruppo e le aspirazioni anche politiche di «Hemetti».

Il conflitto è degenerato in quello che l’Unicef considera la crisi umanitaria più «devastante» su scala globale. Il Paese conta al suo interno quasi 13 milioni di sfollati complessivi, secondo le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. I bilanci delle vittime oscillano fra “minimi” di 20mila e massimi di 150mila ma anche qualsiasi ricostruzione ufficiale è minata dallo stato precario delle informazioni e dei collegamenti anche fisici nel Paese. L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha parlato in un suo report dei «rischi di genocidio» in corso nella regione sud-occidentale del Darfur, con violenze delle Rsf contro la stessa popolazione masalit, già aggredita ai tempi del conflitto civile sudanese nei primi anni Duemila.

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