“Che siate o no scienziati, la coscienza è un importante mistero. Per ognuno di noi, la nostra esperienza cosciente è tutto ciò che c’è. Senza di essa nulla rimane: niente mondo, niente sé, niente di interiore o esteriore”. Questo è un passaggio del prologo di “Come il cervello crea la nostra coscienza” di Anil Seth, professore di Neuroscienze cognitive e computazionali presso l’Università del Sussex e condirettore del Programma di ricerca Cervello, mente e coscienza del Canadian Institute for Advanced Research.
Gli abbiamo chiesto quanto la scienza della coscienza conosca le forze interiori che agiscono dentro di noi e che a volte ci portano a fare anche del male agli altri. E se in qualche modo scoprirle può aiutarci a vivere meglio. Questa è la sua risposta.
“Da un lato la scienza della coscienza è una scienza di base, spiega cosa c’è nel cervello, nel corpo, e spiega la differenza tra l’essere svegli e consapevoli e l’essere semplicemente in vita, con una percezione diversa che sia ad esempio quando siamo sotto anestesia o quando dormiamo senza sognare. Ma la scienza della coscienza studia anche la nostra esperienza del mondo, chi siamo in questo mondo e riguarda le percezioni, come ci facciamo un’idea del mondo che ci circonda, e riguarda le emozioni, come e perché ne facciamo esperienza. Riguarda anche poi le azioni, le intenzioni, il nostro libero arbitrio, perché e come sviluppiamo le intenzioni che ci spingono ad agire. Credo che una comprensione più approfondita della biologia non ci permetterà di risolvere certi problemi sociali, ma ci può far diventare più umili, per costruire una base per arrivare a una forma di empatia per capirci meglio“.