Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

Boom di infezioni da streptococco, ai danni soprattutto dei bambini più piccoli, nel 2023: venute meno le protezioni del Covid (mascherine, distanziamento), si è osservata la ripartenza dell’infezione, con il 13-16% dei campioni esaminati risultati positivi allo streptococco. È emerso da un lavoro della Pediatria e della Microbiologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Università Cattolica pubblicato su Lancet Microbe.

Lo studio

La ricerca, condotta su un arco temporale di sei anni (dal 2018 al 2023), ha indagato l’incidenza dell’infezione da Streptococcus pyogenes (GAS), analizzata dall’osservatorio privilegiato del Pronto Soccorso pediatrico del nosocomio romano, diretto dal professor Antonio Chiaretti, associato di Pediatria generale e specialistica all’Università Cattolica, che, in questo arco temporale ha raccolto oltre 1.800 campioni. “Negli anni della pandemia Covid, cioè dal 2020 al 2022 – spiega il professor Maurizio Sanguinetti, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica, direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, direttore della UOC Microbiologia, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, – abbiamo osservato una significativa riduzione di infezioni da Streptococco, sia in termini di quantità dei campioni pervenuti (per un ridotto accesso al nostro ambulatorio ospedaliero), ma anche una significativa riduzione della percentuale dei campioni positivi. Le misure di protezione non farmacologiche, come la mascherina, hanno in questi anni ridotto il contatto con il microrganismo e l’infezione. Quando invece queste protezioni nel 2023 sono state rimosse, abbiamo osservato una ripartenza dell’infezione, con un’incidenza tornata rapidamente ai livelli del periodo pre-pandemico, quando i campioni positivi erano il 13-16% di tutti quelli esaminati”. 

Il “debito immunologico”

La grande differenza registrata nel 2023, rispetto al pregresso, è stata che la fascia d’età dei bambini colpiti non era quella solita, cioè quelli in età scolare e pre-adolescenziale, bensì una molto più bassa, a carico dei bambini in età pre-scolare (3-6 anni). “Il sospetto è che i bambini – spiega il professor Sanguinetti – essendo stati protetti in modo importante restando a casa e con le mascherine, non abbiano sviluppato la normale immunità parzialmente protettiva nei confronti dell’infezione. Si tratta di un concetto molto importante che riguarda i benefici del venire a contatto con i microrganismi; nel corso della pandemia, per cause di forza maggiore, c’è stata al contrario un utilizzo massivo di questi strumenti che ha genericamente ridotto il contatto con tutti i microrganismi. “Ma il contatto con i microrganismi – sottolinea il professor Sanguinetti – è fondamentale per ‘allenare’ il nostro sistema immunitario a rispondere alle infezioni. L’ipotesi è dunque che il ridotto contatto con questo microrganismo, abbia determinato nei bambini più piccoli un cosiddetto ‘debito immunologico’ che ha impedito loro di sviluppare una protezione nei confronti del microrganismo e questo ha comportato una maggiore incidenza di infezioni”. 

I sintomi

I sintomi dell’infezione da streptococco solitamente si manifestano entro una settimana dal contagio. I primi segni sono: faringite, malessere generale, febbre superiore a 38°C con ingrossamento dei linfonodi del collo, talvolta mal di testa e dolore addominale ed esantema nel caso di scarlattina.

La diagnosi si effettua essenzialmente con un tampone faringeo. Non si deve prescrivere l’antibiotico senza aver effettuato precedentemente un tampone.  E’ importante sottolineare che l’infezione da streptococco non è infettiva quando è asintomatica, quindi non è utile anzi potenzialmente dannoso effettuare un tampone in assenza di sintomi anche se si è stati in contatto con una persona che ha contratto la malattia.

L’importanza di una diagnosi accurata

La diagnostica di queste infezioni deve essere effettuata in modo opportuno. I test antigenici rapidi effettuati in farmacia possono essere un valido strumento di screening, anche se sono gravati da tanti risultati falsi positivi e falsi negativi. Ma se un bambino è fortemente sintomatico (febbre alta, tonsille aumentate di volume e infiammate) e risulta negativo al test rapido, sarebbe opportuno ripetere il test in un laboratorio per confermare questa diagnosi. Lo stesso ragionamento vale anche in caso di positività al test rapido; solo un tampone faringo-tonsillare effettuato in laboratorio, seguito da esame colturale permette di caratterizzare il microrganismo, con ricadute sia diagnostiche che epidemiologiche per valutare l’eventuale circolazione di ceppi iper-virulenti. Dunque, sì al test in farmacia, da integrare però in alcuni casi da una conferma/approfondimento in laboratorio”.

“Nessun allarmismo dunque – conclude il professor Sanguinetti – perché questa è una malattia che conosciamo bene, ma al contempo bisogna evitare di essere superficiali perché nel 2023 c’è stata una recrudescenza importante e perché questo microrganismo può dare infezioni invasive, anche in individui sani e importanti sequele a distanza di anni, a livello dei reni (glomerulonefrite post-streptococcica), delle valvole cardiache e delle articolazioni, in particolare nel caso del ceppo M1”.

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