Storie Web martedì, Aprile 22
Notiziario

Non solo e non più campioni del mondo di rendering e plastici. A maggio, il Governo Meloni varerà il “Decreto Sport” che, tra le altre cose, introdurrà la procedura commissariale per la costruzione di nuovi stadi. Un provvedimento fortemente voluto dal ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi per eliminare gap normativi e burocratici e sgombrare il campo da equivoci politici creatisi in questi anni di “ostruzionismo sistemico” verso il rinnovamento di un parco stadi della Penisola la cui età media è ormai più vicina agli 80 che ai 70 anni.

La procedura commissariale

Solo negli ultimi 15 anni mentre in Europa sorgevano più di 200 stadi, in Italia ne sono stati inaugurati cinque. Ora grazie alla svolta legislativa che permetterà la nomina di un commissario e la designazione dei sindaci o di loro delegati quali sub-commissari si punta a riattivare i procedimenti bloccati o ad avviarne di nuovi. La nuova procedura commissariale sbloccherà investimenti già programmati per 4,5/5 miliardi. Ma secondo le stime governative si potranno attivare altri interventi con un impatto economico che potrà superare i 7 e raggiungere anche i 10 miliardi. «Non vogliamo intervenire a piedi uniti in realtà che sono territoriali – ha sottolineato Abodi – ma vogliamo fornire strumenti e procedure semplificate. Abbiamo fatto un salto di qualità con la configurazione della struttura commissariale, con tutto ciò che ne consegue in termini di poteri che non prevaricano ma usano le migliori pratiche per accelerare il processo. Questo per rispondere ad una esigenza che è quella del 2032, che è anticipata al 2026 per la definizione dei cinque stadi italiani. L’Uefa ha imposto per aprile-maggio 2027 l’apertura dei vari cantieri, pena la revoca dell’assegnazione. Il tempo perciò non è molto».

Ma l’obiettivo di Abodi è di sistema, di miglioramento del capitale infrastrutturale. «Sono convinto che attraverso le strutture commissariali, utilizzando anche la volontà dei club, in particolari quelli con proprietà straniere, e delle amministrazioni che in alcuni casi sono andate avanti e con il portafoglio di opportunità finanziarie che metteremo a disposizione potremo aprire a cavallo della fine di quest’anno e del prossimo altri due cantieri oltre a quello di Firenze che è già operativo. Bologna e Cagliari sono altri due progetti pronti, come Empoli e Parma».

Gli stadi da riqualificare

Esistono situazioni diverse da città a città, con iter che si trascinano da anni e modelli giuridici disomogenei, dalle privatizzazioni (come a Milano) a forme di partenariato pubblico-privato (come a Cagliari), dall’attribuzione di diritti di superficie a lunga scadenza a mere concessioni prolungate. Gli interventi più importanti dal punto di vista economico sono quelli di Inter e Milan sull’area di San Siro (la cui alienazione è prevista per l’estate) che potrebbe valere fino a 1,5 miliardi e quello della Roma americana che a Pietralata ha programmato un investimento da 1,2 milardi. Nella Capitale peraltro la Lazio ha appena presentato al Comune un piano di riqualificazione del Flaminio da 450 milioni.

A Firenze sono partiti già i lavori su una parte dell’Artemio Franchi che costeranno alle casse pubbliche circa 150 milioni. Per completare l’opera Rocco Commisso, il presidente Viola, sarebbe disponibile a tirare fuori altri 100 milioni. A Parma il gruppo Krause finanzierà direttamente per oltre il 60% il budget previsto per la ristrutturazione (circa 150 milioni). Da pochi giorni invece la Regione Sardegna ha confermato l’impegno da 50 milioni per il nuovo stadio del Cagliari, la cui definitiva realizzazione potrebbe costare tra i 150 e i 2oo milioni.

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