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Il piccolo di 5 mesi ha comunque gravi lesioni a bocca, lingua e gola. “Sta dando buoni risultati, ma si tratta di un cammino non facile, da valutare giorno per giorno. Alcuni miglioramenti ci sono stati”, ha ammesso il direttore generale Giuseppe Dal Ben. Il padre, di etnia sinti, residente a Camisano Vicentino, rimane in carcere.

immagine di repertorio

Sta finalmente meglio il bimbo di 5 mesi maltrattato dal padre 22enne mentre era ricoverato all’ospedale di Padova. Da circa 48 ore respira autonomamente senza la maschera per l’ossigeno, ed è vigile, reattivo e manifesta curiosità verso ciò che lo circonda. Per questo motivo, il personale sanitario del Dipartimento di Pediatria del nosocomio euganeo ha deciso di trasferirlo dalla terapia intensiva a quella semi-intensiva.

Il direttore generale Giuseppe Dal Ben offre un quadro più dettagliato della situazione: “Il piccolo sta proseguendo il suo percorso terapeutico, che sta dando buoni risultati, ma si tratta di un cammino non facile, da valutare giorno per giorno, o meglio ora per ora. Alcuni miglioramenti ci sono stati, e speriamo di riuscire a portarlo nelle migliori condizioni di salute possibili. Bisogna avere pazienza e procedere a piccoli passi,” ha spiegato.

Il padre è attualmente in carcere. L’uomo, di etnia sinti, disoccupato e con piccoli precedenti, risiede a Camisano Vicentino con la compagna 20enne, la quale ha dichiarato di non essere a conoscenza di quanto stava accadendo, e con un altro figlio di 4 anni. Come ricostruito dagli inquirenti, il padre avrebbe causato al neonato lesioni gravissime alla bocca, alla lingua e alla gola, compromettendo così la respirazione, la deglutizione e il funzionamento di alcuni organi vitali, come cuore e reni.

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Le telecamere di videosorveglianza dell’ospedale hanno documentato il genitore mentre inseriva le dita nella bocca del piccolo e gli comprimeva il petto. Manovre che ripeteva più volte, fermandosi solo quando avvertiva l’arrivo di qualcuno, tra medici e infermieri. Il suo obiettivo? Puramente economico: sembra mirasse a ottenere un sussidio statale per la disabilità permanente del figlio.

Quando il neonato sarà dimesso (si prevede che resti almeno un’altra decina di giorni sotto osservazione), sarà trasferito in una struttura protetta insieme alla madre e al fratellino.

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