Storie Web venerdì, Ottobre 31
Notiziario

Ne sono “spariti” oltre 7mila in dieci anni – quasi il 20% del totale – passando dai 45203 del 2013 ai 37.983 del 2023 e molti altri ancora ne usciranno in questi anni visto che oltre un terzo andrà in pensione da qui al 2035. I medici di famiglia rischiano sempre di più di diventare una specie in via di estinzione costringendo tanti italiani – soprattutto al Nord e nelle grandi città – a fare i salti mortali per averne uno come in Lombardia, Veneto, Friuli, Valle d’Aosta e Bolzano che hanno la situazione più critica. Secondo la Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia, già oggi 5 milioni di italiani non trovano un medico di riferimento, ma presto senza turn over diventeranno 8 milioni. Una carenza che pesa anche sugli stessi dottori costretti all’over booking e cioè ad assistere il massimale di pazienti (1500 anche 1800 in diverse Regioni) con tante difficoltà a rispondere alle richieste dei propri assistiti strozzati tra burocrazia, ricette da compilare e poco tempo per le visite.

IL CALO DEI MEDICI DI FAMIGLIA IN 10 ANNI

Dati in unità

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A complicare la faccenda c’è poi il fatto che nonostante il tentativo di formare più giovani camici bianchi per gli ambulatori – grazie alle borse aggiuntive finanziate con i fondi del Pnrr – i bandi di concorso per conquistarne una per diventare medico di famiglia dopo un corso regionale triennale hanno visto in sei Regioni presentarsi meno candidati dei posti messi a bando. I concorsi non sono stati coperti in particolare in Lombardia, Liguria, Piemonte, Marche, Veneto e Trento-Bolzano. Per un momento si era parlato anche di inversione di tendenza per la crescita di domande – ne sono arrivate in tutto 5396 per 2223 posti – ma poi anche lì dove c’era stato un boom di iscritti i partecipanti effettivi sono stati molti di meno come nel caso clamoroso della Lombardia dove a fronte di 602 iscritti (per 390 posti) si sono presentati alla selezione la metà e cioè in 306: «Un po’ me l’aspettavo, si è cantato vittoria troppo presto.

RAPPORTO CITTADINI ASSISTIBILI/NUMERO DI MEDICI

Medici di medicina generale (MMG) nelle Regioni. Anno 2023

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Soprattutto in alcune zone del Nord hanno contato gli scorrimenti delle altre specializzazioni mediche per cui i candidati hanno scelto alla fine altri percorsi di formazione. E così – avverte Noemi Lopes vice segretaria della Fimmg che ha raccolto tutti i dati dei concorsi regionali – si registrano in sei Regioni meno candidati che posti a disposizione soprattutto al Nord, ma non solo visto che questo fenomeno ha colpito a esempio anche la Sardegna». Per Lopes le ragioni alla base di questa bassa attrattività degli studi medici sono varie: «Aumenta l’inflazione e il costo della vita e per molti giovani medici è oneroso affittare uno studio e pagare una segretaria soprattutto in alcune grandi città del Nord dove i costi sono proibitivi, per questo andrebbero pensate delle forme di detassazione. Tra l’altro pesa anche il fatto che la borsa di formazione in medicina generale vale solo 900 euro al mese contro i 1600 euro circa delle altre specializzazioni». Al di là di possibili riforme per i medici di famiglia c’è anche un problema di soddisfazione personale e lavoro meno oberante: «Siamo sommersi dalla burocrazia che ci ruba tanto tempo. Noi vogliamo visitare e anche utilizzare strumenti di diagnostica come fanno già tanti colleghi», avverte la vice-segretaria Fimmg. Che non chiude all’impiego dei dottori di famiglia nelle Case di comunità, «ma ci devono dire che mansioni e compiti avremo lì dentro, nessuno ancora ce l’ha detto a parte il fatto che in molte parti d’Italia ancora non sono aperte».

Non solo medicine: in farmacia ECG, visite e vaccini

Quella dei medici di famiglia è una emergenza che si trascina da anni e nonostante i tanti proclami di riforma e gli annunci di interventi alla fine non si è fatto nulla: l’idea di trasformare almeno i nuovi medici di famiglia in dipendenti come chiesto a gran voce da molte Regioni – oggi sono liberi professionisti che firmano una convenzione con il Ssn – sembra definitivamente tramontata e anche l’idea di un intervento più soft da inserire nella delega sulla riforma ospedaliera e territoriale a cui sta lavorando il ministero della Salute potrebbe partorire il solito topolino. L’unica novità che si vede all’orizzonte è la promessa – contenuta nel Ddl delega sulle professioni sanitarie – di rivedere la formazione dei futuri medici di famiglia che da corso regionale diventerà di livello universitario. Difficile che questo basti per invertire davvero la rotta e così gli italiani che si troveranno presto senza un medico di famiglia sono condannati a crescere ancora.

 

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