Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

Prendendo le difese di Roberto Saviano, condannato per diffamazione a seguito di una denuncia sporta da Giorgia Meloni, lo scrittore Salman Rushdie ha criticato la presidente del Consiglio: “A questa signora darei un consiglio, quello di essere meno infantile, e la inviterei a crescere”.

“A rischio mio personale, dico questo: i politici dovrebbero farsi la pelle un po’ più dura, perché un politico al giorno d’oggi, oltre ad avere grande potere, ha anche molta autorità. Quindi è normale che qualcuno fra la popolazione ne parli direttamente, magari male, magari usando una brutta parola come quella che ha usato Roberto”. Lo ha detto Salman Rushdie, celebre scrittore indiano naturalizzato britannico, ospite domani al Salone del libro di Torino. Rushdie, che parteciperà a un incontro moderato da Roberto Saviano, ha risposto a una domanda dei cronisti riguardo al caso giudiziario che ha coinvolto Saviano: una condanna per diffamazione in primo grado con una multa da mill euro per aver definito Giorgia Meloni “bastarda” (o meglio, “bastardi”, riferendosi a Meloni e a Matteo Salvini).

Rushdie ha detto di voler dare un “consiglio” alla leader del governo italiano: “Le consiglierei di essere meno infantile e la inviterei a crescere”. Alla base della condanna per Saviano – a cui il giudice ha applicato un’attenuante per aver “agito per motivi di particolare valore morale” – c’è infatti la decisione della presidente del Consiglio di non ritirare la denuncia. Una scelta che, secondo quanto ha detto lo stesso Saviano in un video pubblicato da Fanpage.it,  avrebbe avuto lo scopo di portare avanti una “strategia che è di intimidazione e di querela sistematica verso chiunque esprima dissenso”.

Dunque Rushdie ha invitato Meloni – e con lei “i politici” in generale – a essere più resistenti alle critiche, accettando che queste siano la normalità nei confronti di chi detiene il potere, anche quando usano toni duri. Da qui l’invito a essere “meno infantile”. Rushdie nel 2022 subì un attentato durante la presentazione di un libro: fu accoltellato e di conseguenza, pur sopravvivendo, perse l’uso di un occhio e di una mano. L’agguato era legato al fatto che, nel 1989, lo stesso Rushdie aveva subito una fatwa: l’Ayatollah Khomeini, leader iraniano, lo aveva condannato per il suo libro I versi satanici e di fatto aveva messo una taglia sulla sua vita. Di questo attentato, e del periodo successivo, Rushdie ha parlato nel suo ultimo libro, Coltello.

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Nel colloqui con i giornalisti presenti, lo scrittore ha anche commentato i conflitti in corso nel mondo, specialmente quello in Ucraina e in Palestina: “È arrivato il momento di tenere in considerazione la narrazione che si fa dei conflitti”, ha detto. “Prendiamo la guerra in corso in Ucraina: c’è un leader russo che dice che gli ucraini sono nazisti e c’è un bel numero di russi che credono a queste affermazioni. Il resoconto degli ucraini è all’opposto, ecco perché si fanno guerra. Anche in Medio Oriente la narrazione del conflitto tra israeliani e palestinesi si basa moltissimo sulla passione: ci sono due forze contrapposte che stanno lottando per lo stesso pezzo di terra.
Tutto sta nella possibilità di riconciliarsi nella narrazione, in modo tale che questo sforzo non conduca alla guerra. Altrimenti, ci sarà una guerra che non avrà fine”.

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