La ministra Daniela Santanchè è accusata di truffa aggravata per l’uso improprio dei fondi della Cassa Integrazione Covid a zero ore da parte di Visibilia. Nonostante le difese iniziali, la società ha ammesso le irregolarità e si è impegnata a restituire i fondi all’Inps a rate.
Visibilia Editore (oggi Athena Pubblicità), controllata da Daniela Santanchè, restituirà, a rate, i fondi ricevuti illegalmente dalla Cassa Integrazione Covid a zero ore, dovuti in seguito alle irregolarità scoperte dalle indagini. La ministra del Turismo, che era presidente della società fino al 2021, aveva inizialmente negato ogni coinvolgimento, ma oggi ammette le irregolarità e si impegna a rimborsare in parte quanto ottenuto indebitamente.
La società ha già risarcito in parte l’erario e continuerà a farlo a rate, dopo aver percepito indebitamente oltre 126 mila euro durante la pandemia per garantire, a spese dell’Inps, la cassa integrazione a 7 dipendenti. In questo modo Santanchè potrebbe evitare il rischio di una condanna per danno erariale da parte della Corte dei Conti della Lombardia
Santanché cede Visibilia: la società sotto inchiesta per truffa e falso in bilancio passa agli svizzeri
Questo episodio si aggiunge a una serie di problematiche legali che coinvolgono già Santanchè: la senatrice di Fratelli d’Italia è accusata in procedimenti separati di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato, in relazione alla gestione della sua società Visibilia Editore e all’uso improprio della cassa integrazione Covid. Il primo caso, quello che riguarda l’accusa di falso in bilancio, vedrà una svolta decisiva il 17 gennaio, quando l’ultima udienza preliminare dovrebbe stabilire se la ministra andrà a processo oppure no.
Visibilia pagherà a rate l’INPS
Nel luglio del 2023, la ministra Daniela Santanchè, intervenendo al Senato, aveva difeso l’operato di Visibilia, contestando le accuse di aver utilizzato indebitamente i fondi della Cassa Integrazione Covid a zero ore, un beneficio pensato per supportare i lavoratori durante il periodo di emergenza sanitaria senza farli lavorare.
La dichiarazione della Santanchè, che definiva le accuse tardive e infondate, arrivò dopo la pubblicazione da parte del Fatto Quotidiano, nel novembre 2022, della notizia che la società Visibilia Concessionaria (ora Athena Pubblicità) aveva ricevuto 126 mila euro di fondi pubblici per i dipendenti in cassa integrazione, pur continuando a farli lavorare regolarmente.
Secondo le testimonianze e le indagini condotte dai pubblici ministeri milanesi Luigi Luzi e Maria Gravina, supportati dai documenti forniti dagli ispettori dell’Inps, i dipendenti non solo avrebbero continuato a lavorare come previsto dai loro contratti, ma avrebbero anche svolto le proprie mansioni in modalità smart working. La situazione ha sollevato seri dubbi sulle intenzioni aziendali e sulla consapevolezza dei vertici di Visibilia riguardo alla violazione delle normative.
In particolare, una email inviata il 19 aprile 2022 dal dirigente aziendale Paolo Concordia ai dipendenti, con conoscenza a Santanchè e al suo compagno Dimitri Kunz, conferma che l’azienda era al corrente delle attività lavorative svolte durante il periodo di Cassa Integrazione, e addirittura ha premiato i dipendenti con un bonus per il loro impegno. Queste prove hanno portato l’Inps a ritenere che l’azienda avesse abusato dei fondi pubblici.
Santanchè già indagata per bancarotta fraudolenta
Nei giorni scorsi la Procura aveva richiesto una proroga delle indagini sul fallimento di Ki Group Srl, società del gruppo bio food. La ministra Santanchè aveva così appreso della nuova accusa quando ha ricevuto la notifica della richiesta di estensione dell’inchiesta. È stato così confermato che Santanchè ha ricoperto il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante di Ki Group dal 30 aprile 2019 al 31 dicembre 2021, periodo in cui la società è andata incontro al fallimento. La sentenza dei giudici ha evidenziato l’incapacità definitiva della società di far fronte alle proprie obbligazioni finanziarie, con un passivo che supera gli 8,6 milioni di euro. In altre parole, Ki Group non è riuscita a pagare i propri debiti, portando alla dichiarazione di insolvenza, che indica l’incapacità dell’azienda di saldare i debiti con i fondi a disposizione.
Gli inquirenti, supportati dalle indagini della Guardia di Finanza, ritengono che la bancarotta possa essere legata a una cattiva gestione delle risorse durante il periodo in cui Santanchè e il suo collaboratore Giovanni Canio Mazzaro erano al comando dell’azienda. Se le accuse di bancarotta fraudolenta venissero confermate, Santanchè potrebbe affrontare nuovi procedimenti legali.
Tuttavia, la ministra ha già dichiarato in passato di non avere intenzione di dimettersi, nemmeno in caso di rinvio a giudizio per questa vicenda.