Storie Web sabato, Dicembre 27
Salis: «Troppo accentramento nella riforma dei porti»

Una scuola delle professioni del mare per ovviare al disallineamento tra domanda e offerta nel settore marittimo; ma anche una sburocratizzazione della macchina comunale e dei suoi meccanismi nonché la volontà di conciliare lo sviluppo della grande distribuzione con la necessità che questa offra anche servizi in aree disagiate della città. E una marcata preoccupazione per la riforma dei porti approvata dal consiglio dei ministri, nei giorni scorsi, che prevede la creazione della Porti d’Italia spa. Silvia Salis, da sei mesi sindaca di Genova, eletta con una coalizione di centrosinista, tratteggia il suo progetto per la città. Un piano in cui l’impresa deve tener conto anche della realtà sociale del territorio. A partire dalla questione dell’ex Ilva, riguardo alla quale Salis mette bene in chiaro che, qualsiasi discussione relativa a un differente uso di aree dell’acciaieria, attualmente non utilizzate, «può essere solamente successiva al salvataggio della fabbrica».

Sindaca, come vede il progetto di riforma portuale varato dal Cdm?

Mi preoccupa la strategia di accentramento, che rischia di depotenziare chi gestisce quotidianamente il porto e le Autorità di sistema portuale, aumentando la burocrazia centrale e sottraendo forza e peso ai territori. Molte riforme, però, una volta calate nella realtà, vengono poi modificate, se ci sono elementi che non funzionano: si tratta di un’operazione appena avviata e siamo fiduciosi rispetto a eventuali cambiamenti.

Che piani ha in mente riguardo allo sviluppo delle imprese sul territorio?

L’approccio deve essere quello di facilitazione dell’insediamento di imprese, tramite una sburocratizzazione. E su questo stiamo già dialogando con Liguria Digitale (la società di Ict della Regione, ndr) e con una serie di altri partner per creare dei meccanismi più semplici di accesso alla burocrazia comunale. C’è un livello oltre il quale l’ente non può arrivare, però può essere a fianco di chi vuole investire e può sostenere alcune idee. Faccio un esempio: già dalla campagna elettorale ho avuto l’idea di fare una scuola delle professioni del mare, perché le imprese che si occupano di blue economy si lamentano tutte di non trovare mano d’opera. Parliamo di mestieri come come il saldatore, il tappezziere, il falegname, il verniciatore, che servono per costruire barche e navi. Ovviamente la formazione è in capo alla Regione, quindi stiamo lavorando insieme per creare questa realtà. E la mia idea non è di una scuola solo per giovani ma anche per reintegrare e riqualificare chi ha perso lavoro o per chi ne fa uno che non lo soddisfa.

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