Storie Web martedì, Giugno 25
Notiziario

L’Ucraina ha chiesto all’Icann di revocare i diritti dei domini di primo livello geografici russi (i nomi di dominio .RU, .SU e .рф) e di chiudere i root server in Russia. Hanno inoltre chiesto al Ripe Ncc di revocare i diritti dei membri russi sugli indirizzi IPv4 e IPv6.

Allo stesso tempo, alcuni Paesi occidentali hanno emesso sanzioni contro la Russia che hanno avuto l’effetto di disconnettere parti dell’infrastruttura di internet dalle reti russe. Icann e Ripe hanno respinto però la richiesta ucraina che avrebbe sganciato del tutto la Russia dall’internet globale.

Perché manomettere internet è sempre una cattiva idea

“Quando abbiamo ricevuto la richiesta ucraina le bombe russe uccidevano civili. Posso capire appieno la posizione dell’Ucraina, che voleva così proteggersi dalla disinformazione online e da cyber attacchi russi”, dice Hans Petter Hollen, responsabile europeo del Ripe. Ma sarebbe stata comunque una cattiva idea: “il nostro registro serve a identificare le entità sulla rete. Se lo usassimo come arma per sanzioni internazionali non sapremmo più chi fa cosa”, spiega. A danno di internet e anche della necessità, per le autorità internazionali, di identificare i soggetti malevoli. “Anche noi ricevuto la lettera, è stato un momento, ma la nostra governance resta multistakeholder fatta di Governi, tecnici, aziende”, spiega Chris Mondini, responsabile europeo di Icann. “Se un solo Governo ha il potere di ottenere questo, tutto il sistema salta, cade la fiducia in internet da parte di cittadini, imprese, Stati”, aggiunge.

No quindi a internet come arma geopolitica, significa condannarla a morte. È nella sua neutralità che trova il suo senso di esistere. Per di più, significa compromettere il valore della rete proprio quando le persone ne hanno più bisogno, per trovare informazioni accurate e accedere a mezzi di sicurezza, secondo l’Internet Society. “Non possiamo permettere che Internet diventi una pedina della geopolitica. Politicizzare le decisioni sul funzionamento interno di Internet crea un pericoloso precedente che ci mette sulla strada di una “splinternet” – un Internet artificialmente suddiviso lungo confini politici, economici e tecnologici. Gli effetti potrebbero essere irreversibili, aprendo la porta a ulteriori restrizioni in tutto il mondo”, scrive l’Internet Society in un manifesto pubblico.

“Chiediamo ai governi, alle aziende e alle organizzazioni di tutto il mondo di garantire che la governance tecnica quotidiana di Internet non sia politicizzata. È fondamentale che la gestione e le operazioni dell’infrastruttura di Internet, compresi i sistemi di denominazione, indirizzamento, instradamento e sicurezza, rimangano apolitici. Le sanzioni non devono interrompere l’accesso e l’uso di Internet. Laddove necessario, i regimi sanzionatori dovrebbero offrire esenzioni per garantire la continuità del servizio dell’infrastruttura Internet”.

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