Storie Web giovedì, Giugno 19
Notiziario

Un aumento di 300 euro, una modifica alle retribuzioni per un salario classificatorio e poi formazione, politica di genere e digitalizzazione. Sono i punti al centro della trattativa, in corso per il rinnovo del contratto dei minatori, tra le organizzazioni sindacali Filctem, Femca e Uiltec e Assorisorse, la rappresentanza datoriale aderente a Confindustria. Per quanto riguarda l’aspetto economico è prevista «una richiesta di aumento salariale per il triennio 1° aprile 2025 – 31 marzo 2028 di 300 euro al 5° livello». Poi gli altri aspetti. Tra questi, relativi al quadro delle norme contrattuali di rilievo, la «richiesta di una riforma del sistema classificatorio, in cui si intende superare la logica degli inquadramenti professionali, sinora esclusivamente funzionali alla determinazione dei livelli retributivi, agganciandoli invece all’organizzazione del lavoro e alla gestione delle risorse umane». Tra le altre richieste, il libretto formativo digitale e istituzioni paritetiche dedicate alla formazione e politica di genere. Riguardo al welfare contrattuale, una delle istanze presentate dalle organizzazioni sindacali è l’incremento a carico dell’azienda nei fondi sanitari e previdenziali, e la realizzazione politiche di allargamento della platea di accesso ai fondi. Sulla sicurezza i sindacati hanno ribadito l’esigenza di strumenti formativi con una giornata in più all’anno.

«Oggi il contratto delle attività minerarie deve essere maggiormente attrattivo – è il commento dei rappresentanti nazionali di Filctem, Femca e Uiltec -. Oggi affronta una nuova fase di rilancio dovuta ai veloci cambiamenti imposti dall’incertezza geopolitica e dal cambio di modello di sviluppo, dalle trasformazioni e dalla transizione digitale. Questo, considerate inoltre le problematiche legate alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica, deve realizzare percorsi e azioni congiunte da presentare ai Ministeri competenti, per promuovere politiche industriali a favore della crescita delle produzioni nazionali ritenute strategiche e dello snellimento delle procedure autorizzative». Non a caso, da tempo, si registra una vera e propria corsa alla ricerca mineraria propedeutica all’avvio di attività estrattive di materiali critici. Un quadro che interessa anche l’Italia dove si passa dal Litio alle Terre rare, continuando con Cobalto, Grafite, Piombo, Zinco e Fluorite. Da qui, secondo quanto sottolineato dai sindacalisti, la necessità di «sottoscrivere rapidamente il rinnovo, per affrontare la crisi economica che lavoratrici e lavoratori del settore stanno subendo, a causa della pesante inflazione di questi anni per difendere il potere d’acquisto dei salari».

A guardare positivamente è Assorisorse che nella premessa di un documento in cui indica le criticità con cui deve fare i conti il settore aggiunge che il quadro «unito alla complessità normativa (datata) che impatta questo settore, i forti aumenti dei costi di produzione, soprattutto dell’energia, le difficoltà legate ai contesti locali scoraggia nuovi investimenti e ostacola la programmazione a medio-lungo termine». Per i rappresentanti di Assorisorse «manca, a livello nazionale, una visione strategica di lungo periodo per il settore dei minerali industriali, nonostante il suo ruolo fondamentale per la filiera industriale e per gli obiettivi della transizione ecologica». Non è tutto. «Nonostante il contesto di incertezza e le difficoltà economiche che il settore attraversa, le imprese mantengono saldo due principi fondamentali: la centralità della persona e della sua professionalità e il rispetto dei principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale nel contesto sociale in cui operano – commenta Monica Giarda, dirigente Assorisorse -. L’obiettivo è quello di individuare, con il contributo dei lavoratori e del sindacato, un modello più inclusivo e moderno, che abbracci, nell’ambito dei risultati di impresa, anche aspetti fondamentali che riguardano la persona, la sua formazione ed il suo contributo ai risultati di azienda». Una visione che «rappresenta un segnale forte di responsabilità sociale da parte delle aziende, che scelgono di investire nel capitale umano sia pure in una fase di difficoltà congiunturale». Ci sono poi gli aumenti considerati equilibrati «capaci di garantire potere d’acquisto ai lavoratori». «Con oggi e’ stato avviato un percorso di co-responsabilità – conclude -, che porta a una condivisone di principi che riguardano la centralità del lavoratore come persona e la sostenibilità economica e produttiva delle aziende, che devono poter stare sul mercato con la capacità di competere anche in una dimensione internazionale e nel lungo periodo».

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