Ricostruzione mammaria dopo un tumore: parole che pesano come pietre nella vita di ogni paziente oncologica e che significano dover affrontare un percorso anche di accettazione del nuovo seno. A sintetizzare il vissuto dopo l’intervento chirurgico, raccontato da una rilevazione tra le pazienti che aderiscono alla rete associativa Europa Donna Italia, è la presidente Rosanna D’Antona: «Più di un terzo ha avuto complicanze e circa la metà lamenta il mancato dialogo con il proprio medico ed è per questo che chiediamo che tutte le donne possano essere davvero informate su tutte le nuove opportunità oggi disponibili. E’ fondamentale che, se esistono tecniche di ricostruzione certificate e sicure che vanno nella direzione di una migliore qualità di vita, queste vengano comunicate e promosse, perché ritrovare l’integrità corporea dopo la malattia è parte stessa della cura».
Una partnership pubblico-privata
Era necessario partire dai bisogni delle pazienti per raccontare un’innovazione come la ricostruzione del seno con crioconservazione del grasso autologo: una tecnica che va oltre le due metodiche di utilizzo del tessuto adiposo tramite ricostruzione ibrida – in combinazione con gli impianti protesici – o da solo. La crioconservazione in Italia avviene nella Banca della Cute della Regione Emilia Romagna, grazie a una partnership pubblico-privato attivata nel 2022 con l’azienda Lipobank che è riuscita a congelare e scongelare il grasso mantenendolo vitale. Un elemento determinante, quest’ultimo: perché superando i limiti del lipofilling tradizionale consente con un unico intervento di prelevare una quantità importante di grasso, che viene poi ripartito in sacche di volume idoneo alla necessità del caso clinico.
Roy De Vita, primario di Chirurgia plastica presso l’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, è stato il primo chirurgo italiano a usare il tessuto adiposo crioconservato. «Una tecnologia – spiega – che ha contribuito a migliorare la vita delle donne in maniera incredibile perché ha ridotto il numero di interventi a cui sottoporre le pazienti. Infatti è possibile fare un unico intervento chirurgico per il prelievo, a cui seguono sessioni ambulatoriali di infiltrazioni del grasso conservato».
Elementi che secondo Michele Riccio, direttore della Clinica di Chirurgia plastica dell’Ospedale Le Torrette di Ancona, migliorano la compliance nei confronti del lipofilling «in quanto la liposuzione verrà eseguita in anestesia generale ma tutte le successive inoculazioni di tessuto adiposo criopreservato saranno eseguite ambulatorialmente, in anestesia locale, senza dover ospedalizzare la paziente e quindi con grandi vantaggi per la salute fisica e mentale nonché con un risparmio netto in termini di farmacoeconomia per quanto riguarda la struttura sanitaria che eroga il servizio. Ulteriore grande vantaggio – prosegue – è che i rigorosi test scientifici eseguiti presso la Banca dei tessuti hanno dimostrato che la qualità del tessuto adiposo criopreservato è persino superiore a quella del tessuto adiposo fresco appena prelevato, quindi con una migliore integrazione nei tessuti mammari e di conseguenza un migliore risultato ricostruttivo».
Il debutto a Modena
«Oggi è possibile prelevare il grasso al momento della mastectomia, conservarlo nella Banca e utilizzarlo nei successivi tre anni, nell’arco del programma ricostruttivo – afferma Giorgio De Santis, professore senior di Chirurgia Plastica ricostruttiva ed estetica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, già Direttore del reparto di Chirurgia Plastica-Ricostruttiva ed Estetica presso il policlinico di Modena, fra i pionieri nella ricerca sull’utilizzo del grasso crioconservato a scopo ricostruttivo -. In questo modo, si allevia moltissimo il disconforto degli eventuali successivi interventi che non vengono eseguiti e, anche dal punto di vista amministrativo, la possibilità di eseguire gli interventi in regime ambulatoriale e non più in ricovero è un beneficio. Il grasso congelato mantiene le stesse caratteristiche di vitalità di quello fresco: ciò rappresenta sicuramente un passo innovativo di eccellenza nella scienza e nella clinica della ricostruzione mammaria post mastectomia. I primi casi – aggiunge – sono stati effettuati a Modena presso la Chirurgia Plastica dell’Università, a partire dal gennaio 2024. Si trattava di ricostruzione ibrida, ovvero in parte protesica e in parte con grasso criocongelato. Il passaggio successivo è stato quello di ricostruire il seno senza l’uso di protesi ma solo con l’aggiunta di grasso necessariamente in decine di interventi prima dell’avvento della crioconservazione di Lipobank».
Le nuove frontiere
«Pensiamo di dedicare un braccio della nostra ricerca per la ricostruzione completa con grasso crioconservato, senza però dimenticare le potenzialità della metodica ibrida. Nei prossimi mesi, con l’estensione della tecnica, speriamo di avere un numero crescente di casi, costruiti con questa metodica relativamente semplice che darà sicuramente soddisfazione alle pazienti», spiega ancora De Santis.
Intanto, gli esami condotti sulla modalità di crioconservazione “dimostrano che la qualità del tessuto adiposo crioconservato è superiore a quella del tessuto fresco, garantendo una migliore integrazione e un risultato ricostruttivo ottimale – spiegano gli esperti”. Le analisi in vitro e le valutazioni di sterilità, eseguite in particolare per lo studio pubblicato a gennaio sulla rivista Aesthetic Surgery Journal, coordinato dal professor Carlo Ventura ricercatore e direttore scientifico di Lipobank, “mostrano che l’innesto di tessuto adiposo autologo crioconservato è una procedura sicura che consente di evitare interventi multipli di liposuzione. Anche la sterilità valutata non risulta compromessa, così come resta inalterata la vitalità cellulare o la morfologia nel tempo”.