Si può prendere la parte del bicchiere mezza piena, l’aumento dello 0,5% dei ricavi rispetto al mese precedente. Oppure concentrarsi sulla metà “vuota”, il calo del 5,3% rispetto allo stesso mese del 2023. L’unico dato positivo è in effetti il primo, solitaria e magra consolazione in quadro mediamente depresso, che nei dati Istat vede l’ennesima manifestazione di debolezza. Il bilancio dei primi dieci mesi dell’anno, più solido rispetto all’andamento mensile, vede infatti un calo dei ricavi manifatturieri del 4,3%. Su base annua, siamo ormai arrivati al 19esimo dato consecutivo in calo, l’ultimo dato positivo risale a marzo del 2023, solo un poco meglio rispetto alla produzione, che invece è già arrivata a 21 mesi consecutivi di “rosso”. Il recupero mensile di ottobre è però un segnale in controtendenza interessante, che segue peraltro in modo diretto l’aumento dei ricavi legati all’export, in crescita annua dell’1,6% con una ripresa di Germania e Francia. Diverso, invece, l’andamento della produzione, che anche ad ottobre continua a registrare dati non brillanti: crescita zero nel dato mensile, -3,6% nel confronto annuo.
A pesare, sui numeri dell’industria, continua ad essere la caduta dell’auto, che ad ottobre vede ricavi in calo di quasi il 21%.
Dati non positivi, quelli dell’industria, che vanno ad influenzare anche le rilevazioni qualitative, come confermato dagli indici di fiducia rilevati a dicembre. L’indice del clima di fiducia dei consumatori flette passando da 96,6 a 96,3 e se l’indicatore delle imprese è stimato in aumento (da 93,2 a 95,3), lo si deve solo ai servizi, mentre cedono terreno costruzioni e manifattura. Manifattura in cui restano negative le attese sulla produzione mentre i giudizi sugli ordini, dove il saldo è sempre negativo, sono in lieve peggioramento.
Clima negativo che si riflette nelle revisioni al ribasso delle stime di crescita, che restano deboli anche per il 2025. L’ultima limatura arriva da Prometeia, che ha ridotto allo 0,5% i progressi del Pil nazionale sia per l’anno in corso che per il prossimo. Determinante è la stase degli investimenti (Istat stima un avanti adagio nel 2024 e una crescita zero nel 2025), che pagano da un lato l’incertezza geopolitica e la limitata riduzione dei tassi di interesse; dall’altro vedono però un freno evidente nella lunga attesa di Transizione 5.0, misure ritardate e complesse che hanno avuto come risultato il congelamento del mercato interno dei macchinari, in caduta di oltre cinque miliardi nel corso del 2024.
Nel dettaglio
Nel mese di ottobre si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, aumenti in termini congiunturali dello 0,5% in valore e dello 0,8% in volume. Si registrano incrementi sul mercato interno (+1,7% in valore e +1,6% in volume) e flessioni sul mercato estero (-1,6% in valore e -0,4% in volume). Per il settore dei servizi, si osserva un aumento del 2,0% in valore e dell’1,3% in volume, con dinamiche positive nel commercio all’ingrosso (+2,8% sia in valore sia in volume) e negli altri servizi (+1,1% in valore e +0,9% in volume).