Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma EU4Health, il progetto triennale Resil-Card entra nella sua terza fase. Nato allo scopo di realizzare uno strumento in grado di misurare la resilienza dei sistemi di assistenza cardiovascolare europei, proprio come un dinamometro, dinanzi alle crisi, il progetto è composto, per l’Italia, dalla Società italiana di cardiologia interventistica (Gise), affiancato dall’Unità di ricerca sui servizi e sistemi sanitari del cento medico Amsterdam Umc (Paesi Bassi), dalla rete globale di cardiologi interventisti We Care (Francia) e dal Servizio sanitario catalano CatSalut (Spagna).
Una guerra o un’emergenza sanitaria o ambientale possono impiegare poco tempo a mettere in crisi il sistema sanitario e possono volerci molti anni prima che la situazione si ristabilizzi, come si è visto nel post Covid. Inoltre, ad oggi, non abbiamo un piano pandemico nazionale aggiornato, rimasto fermo al 2014.
«Il progetto Resil-Card, partito lo scorso anno, ci permetterà di comprendere quali sono i punti deboli dei sistemi sanitari che potrebbero andare in tilt durate una crisi, qualunque essa sia, e di stilare una serie di indicazioni utili per ridurre le vulnerabilità e aumentare la resilienza dell’assistenza e delle cure cardiovascolari», spiega Francesco Saia, presidente Gise e cardiologo interventista all’Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola.
Il progetto triennale, avviato già da un anno, si articola in tre fasi. «La prima, conclusa, si è incentrata sull’analisi della letteratura e su uno screening fra gli operatori sanitari che ci hanno permesso di individuare le criticità che hanno impedito l’erogazione regolare delle cure cardiologiche nel periodo pandemico – spiega Alfredo Marchese, responsabile cardiologia interventistica dell’Ospedale S.Maria Gvm di Bari –. La seconda, conclusa, ha organizzato focus group nelle diverse nazioni coinvolte a cui hanno partecipato le figure che compongono la ‘filiera sanitaria’ e che hanno stabilito i criteri organizzativi per la realizzazione dello strumento di resilienza, il cosiddetto “dinamometro” che prevediamo di aver pronto, almeno in versione preliminare, entro la primavera 2025».
Ora verrà condotta – come terza e ultima fase – una sperimentazione che coinvolgerà professionisti e istituzioni sanitarie dell’Italia e della Catalogna e alla fine verrà stilato un vero e proprio piano anti-crisi, utilizzando l’esperienza portata anche da Pierre Carli, direttore del servizio emergenza-urgenza (Samu) di Parigi e coordinatore del piano sanitario delle recenti Olimpiadi di Parigi. «Non possiamo permettere che la storia si ripeta – conclude Saia – È indispensabile garantire che il “meccanismo salvavita” della rete sanitaria operi senza interruzioni, come un orologio perpetuo».