Storie Web domenica, Giugno 23
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Dall’ultima volta che lo abbiamo contattato per ascoltare la sua storia, sono cambiate molte cose nella vita di Luciano. A 60 anni, dopo 11 mesi alla ricerca di un lavoro in Italia e aver ricevuto tanti ‘no’, si è trasferito in Germania e ora lavora con un contratto a tempo indeterminato. “Non è stata una passeggiata, ma sono molto contento”, ha raccontato a Fanpage.it.

Il signor Luciano

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Dall’ultima volta che lo abbiamo contattato per farci raccontare la sua storia, sono cambiate molte cose nella vita di Luciano. A 60 anni, dopo 11 mesi alla ricerca di un lavoro in Italia e aver ricevuto tanti ‘no’, ha deciso di trasferirsi in Germania, dove è stato assunto a tempo indeterminato come dipendente dell’aeroporto di Monaco.

“L’ultima volta che ci siamo sentiti ero stato contattato e avevo fatto un colloquio per lavorare qui. Poi avevo dovuto preparare tutta una serie di documenti e aspettare il nulla osta della sicurezza aerea tedesca. Dopo tutto questo, però, non avevo saputo più nulla e quindi avevo continuato a cercare in Italia. Avevo perso le speranze, poi a maggio il recruiter mi richiama e mi dice che erano ancora interessati a me e mi ha dato una lista di cose che avrei dovuto fare”, spiega a Fanpage.it.

“Quando sono arrivato, ho dovuto frequentare una settimana di corsi specifici in un campus universitario e ho dovuto affrontare dei test scritti, con due sole possibilità di fallirli. Ma dopo aver superato tutte queste prove, mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato con sei mesi di prova. Quando il recruiter mi ha chiamato gli ho ricordato che ho 60 anni e lui mi ha risposto: ‘Sì, lo so, qual è il problema?'”.

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“Dopo una settimana di corsi, ho iniziato a lavorare affiancato da un tutor per due settimane e così ho cominciato. Da lunedì invece inizierò un nuovo corso per fare l’autista sul piazzale aeroportuale. Sono stati molto severi, ma mi trovo benissimo, anche con i colleghi di lavoro che sono persone fantastiche”.

“Mi hanno offerto vari benefit: la casa vicino all’aeroporto per i primi sei mesi (il primo gratuito), la mensa e il parcheggio in aeroporto. Anche le condizioni di lavoro e quelle economiche sono molto buone. Lavoro 6 ore al giorno per 6 giorni. Oltre ai benefit è previsto anche un rimborso per la benzina e gli straordinari, che vengono pagati il 25% in più. Se si lavora nel weekend, questi valgono il 50% in più, durante i festivi il 100%. E tenga presente che questi e le maggiorazioni non sono tassati in Germania“, ci racconta ancora Luciano.

Quando gli chiediamo se gli manca l’Italia, il 60enne risponde: “Beh, un pochino sì, mi manca aver lasciato le mie cose e i miei ritmi, che qui sono molto diversi. Ma mi trovo molto, molto bene e ringrazio di avermi offerto questa possibilità alla mia età. In Italia erano 11 mesi che non lavoravo più e senza paracaduti sociali e senza disoccupazione avevo consumato una parte dei miei risparmi“.

“I miei parenti mi dicevano di non partire, che sarebbe uscito qualcosa, ma io ho detto: ‘No, il treno passa una volta sola, poi non passa più’. Non è facile fare questo lavoro, anche fisicamente, ma, ho resistito perché se dovessi tornare adesso in Italia, che alternativa avrei? Nessuna“.

Ai coetanei italiani che si trovano oggi nella situazione in cui Luciano si trovava qualche mese fa dice: “Partite. Sì, un po’ di tedesco è necessario saperlo, ma quando ho fatto il corso al campus ho conosciuto dei colleghi sudamericani che non sapevano nulla e gli hanno offerto corsi gratuiti di lingua intensivi per superare i corsi base. Investono molto sulla formazione perché il lavoro in aeroporto non è facile, ci sono tante cose da cui dipende la vita del passeggero“.

“Anche del costo della vita, non mi lamento, tranne che per gli affitti, che sono un po’ alti. Ma nei supermercati i prezzi sono come i nostri, in alcuni casi anche più bassi. Gli stipendi invece sono decisamente superiori e ti permettono di vivere in maniera dignitosa“, prosegue ancora Luciano.

E conclude: “Certo, non è stata una passeggiata, è stato faticoso abituarmi a nuovi ritmi e perché si tratta di un lavoro duro che i tedeschi non fanno più, i miei colleghi sono praticamente tutti stranieri. Però sono molto contento e a chi si sente di fare questo passo, anche i giovani, consiglio di farlo”.

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un’immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell’accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

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