Storie Web giovedì, Dicembre 25
Quattordici Paesi, compresa l’Italia, condannano i nuovi insediamenti in Cisgiordania

Quattordici Paesi, tra cui Italia, Francia, Gran Bretagna, Canada e Giappone, hanno condannato la recente approvazione da parte di Israele di nuovi insediamenti in Cisgiordania. «Noi, Stati di Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Islanda, Irlanda, Giappone, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Regno Unito, condanniamo l’approvazione da parte del gabinetto di sicurezza israeliano di 19 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata», secondo una dichiarazione congiunta rilasciata dal ministero degli Esteri francese. «Ricordiamo la nostra chiara opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento», si legge nella dichiarazione.

Queste azioni – si aggiunge nel comunicato congiunto, riportato in una nota dalla Farnesina – «rischiano di compromettere l’attuazione del Piano onnicomprensivo per Gaza, nel contesto degli sforzi per avanzare verso la fase 2, e di minare le prospettive di pace e sicurezza a lungo termine in tutta la regione». «Ribadiamo la nostra netta opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento, inclusa l’approvazione dell’insediamento E1 e di migliaia di nuove unità abitative», recita ancora il comunicato, in cui i Paesi esortano «Israele a revocare questa decisione, così come l’espansione degli insediamenti, in conformità con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». «Siamo risoluti nel nostro sostegno al diritto di autodeterminazione dei palestinesi. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per una pace onnicomprensiva, giusta e duratura, basata sulla soluzione dei due Stati, secondo le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, entro confini sicuri e riconosciuti. Riaffermiamo che non esiste alternativa a una soluzione a due Stati negoziata», conclude la nota.

Hamas ad Ankara

Ad Ankara, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan incontra esponenti dell’ufficio politico di Hamas per discutere dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza e dell’avanzamento verso la seconda fase. Secondo una fonte del ministero turco, il movimento sostiene di aver soddisfatto i requisiti della prima fase, ma accusa i «continui attacchi» israeliani di impedire l’attuazione della fase successiva. Nello stesso colloquio, Hamas afferma che gli aiuti umanitari in arrivo nella Striscia non sono sufficienti e indica bisogni puntuali: medicinali, attrezzature per gli alloggi e carburante.

Hamas: «Nessun segnale positivo» sulla forza internazionale

Da Gaza City, la lettura di Hamas si irrigidisce ulteriormente. Il portavoce Basem Naim dice che non vede «segnali positivi» verso la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione per Gaza, prevista dalla seconda fase del piano Trump, e accusa Tel Aviv di rinviarne l’attuazione perché comporterebbe il ritiro completo delle forze israeliane, l’apertura dei valichi e l’avvio della ricostruzione. In un’intervista al quotidiano palestinese Filastín, vicino al gruppo, Naim sostiene che «l’occupazione» continui a violare le clausole della prima fase compromettendo ogni progresso, mentre Hamas continuerebbe ad adempiere ai propri obblighi «nonostante le gravi violazioni». La richiesta, esplicita, è che gli Stati Uniti diano garanzie e facciano pressione su Benjamin Netanyahu e sul suo governo.

Papa Leone XIV chiede una tregua di Natale: appello per la pace a Gaza e in Ucraina

Israele: «Hamas viola la tregua e rifiuta di disarmare»

Sul versante israeliano, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu diffonde una dichiarazione che condanna Hamas per «continue violazioni» del cessate il fuoco e del «piano in 20 punti del presidente Trump». Il punto centrale, per Israele, è il «rifiuto pubblico di disarmare», definito una violazione «continua e flagrante». Nella stessa nota si cita anche la detonazione di un ordigno che avrebbe ferito un ufficiale dell’Idf, indicata come conferma delle intenzioni e delle violazioni del gruppo.

Condividere.