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Notiziario

“I bambini dovrebbero essere protetti. A Gaza, queste protezioni sono semplicemente scomparse.” È con queste parole che Feroze Sidhwa, chirurgo traumatologico californiano, ha aperto la sua testimonianza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tracciando un quadro devastante della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Il medico ha operato sul campo a Khan Younis dal 25 marzo all’8 aprile dello scorso anno, partecipando a due missioni sanitarie in uno dei territori più colpiti dai bombardamenti e dal collasso del sistema sanitario.

“Non sono qui come politico”, ha dichiarato Sidhwa davanti ai delegati internazionali, “ma come medico che testimonia la distruzione deliberata dell’assistenza sanitaria, il bersagliamento dei miei colleghi e la cancellazione di un popolo.” Secondo il chirurgo, le strutture mediche sono al collasso: “Ho eseguito interventi chirurgici su pavimenti sporchi, senza anestesia, mentre bambini morivano per cause perfettamente prevenibili a causa del blocco israeliano dei rifornimenti sanitari.”

La testimonianza è entrata nei dettagli più drammatici dell’esperienza sul campo: “La maggior parte dei miei pazienti erano bambini preadolescenti, con i corpi frantumati dagli esplosivi e lacerati da schegge di metallo. Molti sono morti. Chi è sopravvissuto spesso si è svegliato scoprendo che tutta la sua famiglia era scomparsa e spesso ha tendenze suicide.”

Sidhwa ha anche raccontato episodi difficili persino da immaginare: donne incinte con “il bacino completamente distrutto e i feti tagliati in due”, e una statistica agghiacciante secondo cui l’83% dei medici americani in servizio a Gaza ha visto bambini colpiti alla testa o al torace. “Questo non è un fallimento del sistema”, ha detto, “ma lo smantellamento sistematico attraverso violazioni del diritto internazionale.” Ha poi denunciato la carestia indotta, che “sta uccidendo più civili delle bombe”.

Il punto culminante della sua relazione è stato il racconto del massiccio afflusso di feriti al Nasser Hospital il 18 marzo: “221 pazienti traumatizzati arrivati in una sola mattina, 90 già morti, quasi la metà erano bambini.” Secondo il medico, nessun sistema sanitario, per quanto robusto, avrebbe potuto resistere a una tale ondata di vittime.

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