Storie Web venerdì, Giugno 20
Notiziario

Per il momento c’è solo un acronimo, ma nel giro di un anno diventerà un prodotto, dopo aver superato la prova sul campo. Si tratta di quello che è stato definito “asfalto del futuro” oggi noto con l’acronimo del progetto Creer-Bim-Ec in cui è coinvolta la Sicilia, con l’Università di Palermo, e la Tunisia, con l’Università El Manar di Tunisi. Il progetto, che è stato presentato a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, fa parte del programma di cooperazione Interreg Next Italia-Tunisia finanziato dall’Unione europea per vincitore di un un milione e 200 mila euro. Al partneriato di Creer Bim-Ec partecipano tre attori pubblici (oltre all’Università degli Studi di Palermo come capofila, ci sono l’Université de Tunis El Manar e l’Agence Fonciere D’Habitation che opera nel settore pubblico per lo sviluppo di aree residenziali in Tunisia) e due attori privati (Respect Environment Group, compagnia che opera nel campo del riciclaggio dei rifiuti da costruzione e nella realizzazione di opere di ingegneria civile, e Safety & Engineering studio ingegneristico di progettazione di impianti per opere civili ed industriali). Una iniziativa che il il vice-console della Tunisia a Palermo, Aymen Amti, definisce una testimonianza importante della relazione privilegiata di cooperazione e partenariato tra Tunisia e Italia sia per scambi che per investimenti.

«Il progetto consiste nella produzione di prototipi di pavimentazione stradale che serviranno a recuperare risorse idriche ed energia di tipo termico o meccanico. Le pavimentazioni saranno costruite e progettate attraverso tecnologie avanzate ad alto carattere di sostenibilità e improntate all’economia circolare» spiega Gaetano Di Mino, professore del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo nonché responsabile scientifico del progetto. In pratica, spiegano i ricercatori, c’è la possibilità di recuperare l’energia proveniente dal passaggio e dal traino dei veicoli attraverso dei sensori posti sulla pavimentazione, in grado di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica, mentre la pavimentazione drenante servirà a raccogliere l’acqua che poi passerà in appositi canali che la condurranno nei serbatoi.

«Si tratta di un progetto che rappresenta il fiore all’occhiello dell’ingegneria digitale, smart e sostenibile – dice Dario Lo Bosco, amministratore delegato di Italferr, che ha partecipato alla presentazione del progetto -. Come Italferr, con la Tunisia abbiamo rapporti consolidati e con buone prospettive future per la modernizzazione delle linee ferroviarie 22 (Sousse-Mahdia) e 6 (Tunisi-Kasserine). Inoltre, abbiamo appena varato in India il primo ponte strallato ferroviario, lungo 725 metri per un’altezza di 196 metri. Un primato che conferma la leadership di Italferr nell’ingegneria mondiale». Lo Bosco sottolinea in questo caso l’importanza del Ponte sullo Stretto «che può diventare una cerniera strategica per unire un grande territorio internazionale, non solo l’Europa».

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