Dopo che il Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul decreto Economia, il provvedimento è passato all’esame della Camera per il via libera definitivo. Tra le misure previste dal provvedimento, che è entrato in vigore il primo luglio e che andrà convertito entro il 29 agosto, c’è la proroga dal 1° luglio 2025 al 1° gennaio 2026 della data di entrata in vigore dell’imposta sul consumo delle bevande edulcorate (c.d. “Sugar Tax”), come peraltro previsto dal Consiglio dei ministri dello scorso 20 giugno. Si tratta del settimo rinvio dell’entrata in vigore della tassa.
Le proroghe
L’ultima proroga, al 1° luglio 2025, è stata disposta dal decreto legge 39 del 2024. Il decreto rilancio del 2020 aveva disposto un primo rinvio dell’entrata in vigore della sugar tax al 1° gennaio 2021. La legge di bilancio 2021 aveva poi posticipato l’entrata in vigore dell’imposta al 1° gennaio 2022. Tale data è stata ulteriormente posticipata al 1° gennaio 2023 dalla legge di bilancio 2022. La legge di bilancio 2023 (articolo 1, comma 64, legge n. 197 del 2022) ha posticipato il termine di decorrenza della citata imposta dal 1° gennaio 2023 al 1° gennaio 2024. Tale termine è stato successivamente posticipato al 1° luglio 2024 dalla legge di bilancio 2024 (articolo 1, comma 44, legge n. 213 del 2023). Quindi, come si diceva, il primo luglio 2025. E ora, con il decreto Economia che deve ancora ottenere l’ok definitivo della Camera, il 1 gennaio 2026.
Che cosa è la Sugar tax
L’imposta sul consumo delle bevande edulcorate, nota come Sugar Tax, è stata istituita e disciplinata dalla legge di bilancio 2020 (articolo 1, commi 661-676, legge n. 160 del 2019). Si tratta di un’imposta che colpisce il consumo di bevande analcoliche edulcorate nella misura di 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti e 0,25 euro per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
L’obiettivo
La misura, introdotta con la legge di Bilancio 2020 del governo giallorosso di Giuseppe Conte, è nata con l’obiettivo di scoraggiare il consumo di zuccheri e promuovere abitudini alimentari più sane – in linea con quanto già fatto in altri Paesi europei e mondiali come Francia, Spagna, Regno Unito e Ungheria, Messico, Colombia e alcune città degli Stati Uniti. Finora non si è riusciti ad eliminarla del tutto perché bisognerebbe trovare delle coperture stabili per rinunciare al gettito stimato. Il rinvio comporta oneri stimabili in 142 milioni di euro per il 2025, 12,7 milioni di euro per il 2027 e 1 milione di euro per il 2028.