Storie Web lunedì, Ottobre 20
Notiziario

Il Pixel Watch 4 non è più lo smartwatch accessori dell’ecosistema di Google. Segna una svolta nella strategia hardware di Mountain View e in attesa dell’ingresso degli occhiali intelligenti occupa il centro di una strategia che pone l’assistente Gemini al centro di una nuova generazione di servizi. Va subito precisato che rispetto a Samsung o Apple, il Pixel Watch gioca su un terreno diverso. Non punta a superare i concorrenti in potenza o autonomia, ma nell’integrazione con l’universo Google. L’obiettivo è chiaro: creare un’esperienza coerente tra smartphone, orologio e assistente virtuale, dove ogni dispositivo “capisce” l’altro. A differenza di Siri, che resta confinata dentro l’iPhone e i dispositivi Apple, Gemini è pensata come un’intelligenza distribuita. Il Pixel Watch 4 non si limita a rispondere a comandi vocali: interpreta il contesto. Se ricevi un messaggio, propone risposte basate sul contenuto, non su frasi preimpostate. Se prenoti un volo su Gmail, ti mostra automaticamente i dati di viaggio al polso. È un dialogo continuo tra app, dati e servizi Google.

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Dal punto di vista tecnico, la novità è nell’architettura. Lo smartwatch combina un processore Snapdragon W5 Gen 2 con un co-processore dedicato al machine learning. Questo consente di elaborare localmente parte delle richieste senza appoggiarsi sempre al cloud. In pratica, Gemini impara a gestire piccole decisioni in autonomia, riducendo i tempi di risposta e il consumo energetico.

Sul fronte salute e fitness, l’integrazione con Fitbit resta la spina dorsale del sistema. I sensori di frequenza cardiaca, sonno e attività sono precisi, ma Google punta soprattutto sulla qualità dell’analisi: i dati raccolti vengono interpretati con modelli predittivi che riconoscono pattern anomali nel comportamento quotidiano.Il limite oggi è l’autonomia. Nel corso della nostra prova la promessa di 30 ore per la versione base mi è parsa ottimistica. Buona ma non ottima. Tuttavia, Google ha inserito un dettaglio non trascurabile: l’orologio è riparabile. In un mercato che spinge all’obsolescenza, è un segnale di maturità industriale. Il Pixel Watch 4 non è ancora il miglior smartwatch in circolazione, ma è il più “Google” mai costruito. Un orologio che non vuole essere un fitness tracker o un telefono da polso, bensì una chiave d’accesso all’intelligenza diffusa del proprio ecosistema.

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