Storie Web mercoledì, Luglio 30
Notiziario

Addio al Far West, avanti tutta su standard unici a prova di sicurezza. Domani, 30 luglio, approda in Consiglio dei ministri un disegno di legge atteso da anni e, dicono i bene informati, fortemente voluto dal settore che ambisce a un albo dei gestori degli impianti: la legge quadro per la salute e la sicurezza nelle piscine, a firma del ministro della Protezione civile Musumeci e di quello della Salute Schillaci, che introduce per la prima volta in Italia una disciplina unitaria nazionale a tutela dei bagnanti e dei frequentatori degli impianti natatori.

Gli incidenti

Il provvedimento risponde a un’esigenza reale e drammatica, certificata dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istat: ogni anno nel nostro Paese muoiono per annegamento in media 328 persone, di cui il 12% sono minori. Tra le vittime, oltre la metà dei decessi in piscina riguarda bambini fino a 12 anni. Nelle piscine italiane, pubbliche e private, ogni anno annegano tra le 30 e le 40 persone. Una strage silenziosa che secondo l’Istat tra il 2003 e il 2020 ha mietuto quasi 7mila vittime.

Il provvedimento

La legge si compone di sei capi e 36 articoli e mira a fissare standard minimi omogenei su tutto il territorio nazionale in materia di sicurezza, requisiti igienico-sanitari, impiantistici e gestionali. Fino ad oggi, infatti, la disciplina è rimasta frammentata tra normative regionali, accordi Stato-Regioni e disposizioni settoriali, con ampie zone grigie, in particolare per le piscine domestiche.

Le principali novità del testo

Tra le innovazioni principali c’è proprio l’introduzione di una regolamentazione per le piscine private, spesso teatro di incidenti tragici. I nuovi impianti domestici dovranno essere dotati obbligatoriamente di dispositivi di sicurezza, come salvagenti anulari (uno ogni 100 metri quadri di superficie), barriere invalicabili o teli rigidi di copertura “al fine di evitare ingressi involontari in acqua”, come recita la relazione illustrativa al provvedimento che sarà discusso domani e che quindi, come è logico, potrebbe subire qualche ritocco. Le piscine domestiche dovranno inoltre disporre almeno di una cassetta di primo soccorso e, al pari delle altre, rispettare standard di progettazione e impiantistica in linea con le normative Uni europee. Un’altra novità è l’obbligo per tutte le piscine – pubbliche e private – di adottare un piano di autocontrollo, con controlli periodici sulla qualità dell’acqua (in vasca e di approvvigionamento), manutenzione degli impianti, sicurezza degli utenti e gestione delle non conformità. Le Regioni, da parte loro, dovranno definire i contenuti minimi dei piani.

Classificazione e requisiti

Il testo classifica le piscine in due grandi categorie: quelle a uso pubblico (categoria A) e le domestiche (categoria B). Le piscine pubbliche si dividono in ricreative, ad uso collettivo (in alberghi, palestre, centri sportivi, campeggi, scuole, condomini, ecc.), e ad uso speciale (tuffi, addestramento militare o subacqueo). Per ogni tipo di impianto sono previsti requisiti diversi, proporzionati alle dimensioni, al numero di bagnanti ammessi e alle attività svolte. Tra gli obblighi per alcuni tipi di impianti (piscine pubbliche e ricreative; piscine ad uso collettivo, inserite in strutture pubbliche o private) figura la dotazione di un locale di primo soccorso attrezzato con un defibrillatore, la presenza di un responsabile della piscina, di uno della sicurezza dei bagnanti e di uno per gli impianti tecnologici. La presenza dell’assistente bagnanti è obbligatoria per tutte le piscine della categoria A (quelle cioè sia pubbliche che private ma aperte al pubblico o comunque destinate a un uso non esclusivo e limitato ai titolari) durante gli orari di apertura, con possibilità, solo in casi particolari, di sostituzione con sistemi di sorveglianza tecnologici o addetti formati.

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