Storie Web sabato, Giugno 7
Notiziario

L’Istat riduce la previsione di crescita del Pil italiano per il 2025 dallo 0,8% previsto a dicembre allo 0,6%. Il Pil italiano è infatti atteso in crescita dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, dopo essere aumentato dello 0,7% nei due anni precedenti.  L’ente statistico spiega che l’aumento del Pil, nel biennio di previsione, verrebbe sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte (+0,8 e +0,9 punti percentuali rispettivamente), mentre la domanda estera netta fornirebbe un contributo negativo in entrambi gli anni (-0,2 e -0,1 p.p.). Lo scenario previsivo per la domanda estera netta sconta l’ipotesi di un’attenuazione nella seconda parte del 2025 del clima di incertezza relativo all’indirizzo della politica commerciale statunitense. Si ipotizza comunque un impatto negativo dei dazi sul commercio mondiale e sulle prospettive di crescita internazionali.

Crescita dei consumi privati moderata ma stabile

nel report sulle “Prospettive per l’economia italiana nel 2025 – 2025” l’Istat prevede che i consumi privati continuino a crescere a ritmi moderati ma stabili (+0,7% in entrambi gli anni) da un lato favoriti dalla prosecuzione della crescita delle retribuzioni e dell’occupazione, dall’altro frenati da un incremento della propensione al risparmio. La crescita degli investimenti, nel 2025 (+1,2%), in accelerazione dal +0,5% del 2024, sarebbe favorita dal buon andamento registrato nel primo trimestre per poi segnare nel 2026 una ulteriore leggera accelerazione (+1,7%) in concomitanza con la fase conclusiva del Pnrr.

Occupazione in rallentamento rispetto agli anni precedenti

L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerebbe un aumento superiore a quello del Pil (+1,1% nel 2025 e +1,2% nel 2026), ma in decelerazione rispetto agli anni precedenti a cui si accompagnerebbe un ulteriore calo del tasso di disoccupazione (6,0% quest’anno e 5,8% nel 2026).

Verso dinamica più moderata dell’inflazione

Dopo la risalita dei prezzi tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, nel corso dell’anno ci si attende una dinamica più moderata dell’inflazione, favorita dalla discesa dei listini dei beni energetici e dall’indebolirsi delle prospettive di domanda. L’aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nel 2025 sarebbe in linea con tali andamenti (+1,8%), con una nuova leggera riduzione nel 2026 (+1,6%).

Fiducia in calo per i dazi ma l’export ha tenuto

Nei primi quattro mesi del 2025 è peggiorato progressivamente il clima di fiducia di consumatori e imprese, specie rispetto all’evoluzione dell’economia, ed è stato solo parzialmente compensato da un miglioramento nel mese di maggio. A pesare è stata «in buona parte l’elevata incertezza determinata dal susseguirsi di annunci relativi all’imposizione di dazi sugli scambi internazionali». «Il commercio con l’estero dell’Italia, tuttavia, sembra aver beneficiato non solo di contratti già programmati da tempo nel settore della cantieristica navale ma anche di un ”effetto anticipo”: l’imminente imposizione di restrizioni tariffarie potrebbe aver accelerato le transazioni, sia in entrata sia in uscita, nel primo trimestre 2025 (+2,6% e +2,8% la variazione congiunturale rispettivamente per import ed export di beni e servizi). Queste tensioni, benché in graduale ricomposizione nella seconda metà del 2025, continuerebbero ancora a condizionare in negativo l’evoluzione del ciclo economico, con ricadute più accentuate sugli investimenti e sul commercio estero e, in misura minore, sui consumi delle famiglie. Questi ultimi continuerebbero da un lato a beneficiare del recupero delle retribuzioni e dell’occupazione, dall’altro sarebbero frenati dall’incertezza rispetto all’evoluzione del ciclo e dal conseguente incremento della propensione al risparmio», spiega Istat.

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