«Se non saranno i tagli europei a bloccare la pesca in Italia, rischiamo che a farlo sarà la demografia». A parlare è Gilberto Ferrari, responsabile del settore pesca di Confcooperative, alla vigilia della legge di bilancio e, soprattutto, del negoziato Ue sui finanziamenti al settore post 2027. La proposta della Commissione europea per il 2028-35 assegna alla Politica comune per la pesca meno di 190 milioni, un terzo degli attuali 500 che coprono la programmazione 2021-27 di una politica fondamentale per l’Italia.
«La prossima manovra – dice Ferrari – deve rilanciare le tutele sociali per i lavoratori del settore e il turnover. Il Piano Mattei va usato anche per formare giovani pescatori, anche africani, che possano venire a lavorare da noi per garantire il ricambio generazionale che rischia di bloccare le attività ancor prima della politica Ue».
Le associazioni in un recente incontro con il commissario Ue Costas Kadis hanno ricordato come la politica europea abbia prodotto negli ultimi cinque anni un taglio del 40% della capacità di pesca senza migliorare i bilanci delle imprese che hanno perso il 30%, mentre la crisi climatica sconvolge gli equilibri soprattutto nel Mediterraneo.
«Il settore, un po’ come l’agricoltura, è composto da tante realtà diverse – spiega Ferrari – e i tagli riguardano soprattutto il segmento a più alto impatto per l’Italia: la pesca da traino, con le reti a strascico, utilizzata per crostacei e pesci da fondo, che è molto importante per la produzione e il numero di natanti».
Negli ultimi quarant’anni, secondo Coldiretti Pesca, la dipendenza dalle importazioni è passata dal 30% al 90% del consumo complessivo: lo scorso anno sono arrivate in Italia circa 840mila tonnellate di pesce straniero, a fronte di una produzione interna di 130mila tonnellate. Intanto per tutto il mese di ottobre è scattato il fermo pesca nel Tirreno, nello Ionio e nelle Isole mentre i pescherecci hanno ripreso le attività in tutto l’Adriatico dopo il blocco tra luglio e agosto. Il blocco riguarderà tutto il sistema della pesca a strascico. Nonostante la sospensione temporanea non mancherà il pesce nazionale grazie all’apporto, sottolinea Coldiretti Pesca, della piccola pesca costiera, delle draghe, dell’acquacoltura e delle zone non soggette a fermo.
Sul fermo le associazioni chiedono di rivedere il sistema di calcolo basandolo sul tempo effettivo di pesca. L’approccio della Commissione rischia inoltre di penalizzare proprio il Mediterraneo, “perché la tesi è quella che l’area sia in ritardo sulla tutela delle risorse con una pesca eccessiva. Ora stiamo recuperando ma questo – dice ancora Ferrari – ha un costo, in termini di minore produzione e quindi minor reddito per i pescatori. Quello che ci preoccupa di più è la difficile ricerca nella nuova politica di un equilibrio tra la sostenibilità ambientale, economica e sociale”.