Storie Web giovedì, Febbraio 6
Notiziario

Simba cerca adozione. Info su di lei: Luigi Carrozzo, rifugio “L’emozione non ha nome”, Tel. 3388264544

Avere una casa è un concetto che tanti animali, e non solo noi umani, hanno. Possiamo chiamarla ‘tana’ per non essere concentrati sul nostro modo di concepire la vita, ma il motivo per cui un essere vivente cerca un suo posto sicuro nel mondo è lo molto simile, tanto per un cane che per un essere umano: un luogo in cui sentirsi protetti nella propria intimità, in cui riposare senza temere che ci accada qualcosa di brutto.

Le Vele di Scampia, sgomberate definitivamente il 2 gennaio 2025, hanno visto la fine di una comunità che è stata allontanata per il pericolo di crolli, dopo la tragedia causata dal cedimento di un ballatoio alla Vela Celeste che provocò la morte di due persone e 13 feriti, tra cui 7 bambini.

L’allontanamento delle famiglie ha visto per protagonisti, spesso dimenticati dalle istituzioni, anche gli animali che vivevano lì: cani e gatti di casa che non sono potuti andare con i loro familiari e animali del quartiere che avrebbero potuto anche rischiare la vita quando e se si procederà all’abbattimento definitivo delle ultime due Vele ancora in piedi.

La storia di umani e altri animali che si è dipanata in quei giorni di sofferenza e dolore nell’abbandonare un posto che agli occhi del mondo era visto come l’inferno e che per chi ci ha vissuto era appunto una casa o una tana è ora raccontata in un reportage prodotto da LAV  in collaborazione con Marechiaro film.

Il reportage ‘Ciao Casa Mia‘ verrà presentato il 7 febbraio al Cineteatro La Perla a Bagnoli (Napoli). Abbiamo chiesto al regista Andrea Morabito di raccontarci in anteprima quei giorni a Scampia e di cosa parla il suo lavoro dedicato agli abitanti delle Vele.

L’Unità d’Emergenza della Lav è stata a Scampia per recuperare gli animali prima dello sgombero della Vela Gialla e di quella Rossa. Il tuo documentario racconta questa missione in che modo?

In un momento complesso come quello degli sgomberi c’era bisogno di rivolgere lo sguardo anche verso gli animali che abitavano dentro e fuori dalle Vele. LAV e ANPANAFMC hanno fatto un enorme lavoro per poterli salvare tutti prima degli abbattimenti. Il loro punto di vista, quello di Beatrice e Vincenzo, due protagonisti del documentario, guida lo spettatore durante le operazioni di recupero in un “palcoscenico” noto, tanto raccontato. In questo scenario c’erano anche loro, gli animali.

Qual è il messaggio che arriva vedendo le tue immagini?

Con questo racconto ho voluto trasmettere un dettaglio sottile che mi capita di notare ogni volta che accendo la telecamera in un contesto di crisi. In quei momenti, dove si perdono i punti di riferimento, le persone in difficoltà si accorgono che intorno a loro ci sono anche gli animali e che anche loro hanno bisogno di essere salvati e aiutati al pari degli esseri umani. È un primo passo verso un pensiero fondamentale, quello antispecista, dove le differenze fra umani e animali non esistono.

⁠Che rapporto si è instaurato sul territorio con le persone?

Le Vele, proprio per la fama che hanno avuto nel tempo, non sono un luogo semplice. In quei momenti a maggior ragione, dove decine di persone stavano perdendo i propri punti di riferimento. Filmare alle Vele non è stato facile, sicuramente il lavoro più importante da fare per raccontare un luogo simile è instaurare un rapporto di fiducia con le persone del posto. In questo sono stati eccellenti LAV e ANPANAFMC, che hanno saputo trasmettere fiducia e affidabilità mettendosi in ascolto delle persone. Grazie a questo ci hanno letteralmente aperto le porte delle loro case e si sono lasciate raccontare nei momenti più intimi e delicati.

Quali situazioni avete trovato? 

Sono tantissime le storie che abbiamo incontrato, molte veramente drammatiche. Quando una famiglia si trova difronte ad un bivio, se dare una nuova casa al proprio cane separandosene affidandolo a LAV o tenerlo rischiando di andare a vivere per strada, è un momento delicato e drammatico. Qui è fondamentale sospendere il giudizio, mettersi a disposizione e trovare la soluzione migliore per tutte e tutti. Fra tutte le storie, quella che più ci ha coinvolto è quella di Sasha, una cagnolina che nei giorni dello sgombero ha vissuto in un garage delle Vele perché il suo umano era in ospedale. Sasha ha partorito in quel garage al freddo e LAV e ANPANAFMC si sono fatti carico per giorni di lei e dei cuccioli fino a quando non si è deciso di portarli via per poterli seguire con più attenzione. Oggi quei cuccioli stanno crescendo e sono in cerca di casa.

Gli animali recuperati: che cosa ne è stato o ne sarà di quelli che non sono potuti rimanere con i loro umani di riferimento?

Tutti i gatti hanno trovato adozione o presso altre colonie feline controllate o in casa di altre famiglie in giro per l’Italia e questo grazie ad una fantastica rete di adozione e solidarietà che ANPANAFMC è riuscita a creare. Alcuni cani hanno avuto bisogno di stallo temporaneo e sono potuti tornare nelle loro famiglie nelle nuove case. Altri invece, come appunto i cuccioli di Sasha, sono ancora in cerca di casa. Magari questo documentario può essere l’occasione per conoscere la loro storia e trovargli una casa.

Cosa hai provato tu girando quelle immagini?

Ci è voluta tanta delicatezza per filmare, tanta delicatezza per inserirsi in quella rete sociale complessa e drammatica durante quei giorni. Bisognava stare attenti a cosa filmare, quando filmare e soprattutto come filmare. Un fotogramma in più in quei momenti avrebbe potuto rompere la fiducia che le persone hanno riposto nei nostri confronti. Dopo qualche giorno però quella fiducia è stata ricambiata dagli abitanti delle Vele che ci hanno accolti. Avere avuto la possibilità di filmare i momenti più intimi della vita degli animali liberi fra le Vele o dentro le case è stata una esperienza davvero intensa ed intima in un territorio pieno di contraddizioni affascinanti.

Tra i cani delle Vele in cerca di adozione c’è anche Simba: su Kodami abbiamo raccontato in particolare la sua storia. Simba si trova ancora al rifugio “L’emozione non ha voce” di Napoli e cerca una persona o una famiglia di riferimento.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.