Storie Web domenica, Giugno 30
Notiziario

“Parole inaccettabili. Fratelli d’Italia interverrà con grande fermezza nei confronti dei responsabili”. Se la prima puntata dell’inchiesta Gioventù Meloniana di Fanpage.it era stata accompagnata da una settimana di silenzio e di ditini alzati sul metodo giornalistico con cui era stata condotta, sono bastati pochi minuti dalla pubblicazione del secondo episodio dell’inchiesta, per scatenare una reazione da parte di Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo del partito di Giorgia Meloni.

Colpa o merito, fate voi, delle frasi antisemite contenute nelle chat dei militanti di Gioventù Nazionale e, soprattutto, della doppia morale di chi come la presidente del circolo pinciano della giovanile di Fratelli d’Italia Flaminia Pace, firmava comunicati in solidarietà alla sua collega di partito ebrea Ester Mieli mentre con gli amici scherzava “con le svastiche”. Una buona notizia, indubbiamente, per chi come noi ha chiesto a gran voce, per una settimana intera, che il primo partito d’Italia battesse un colpo dopo quel che avevamo scoperto sul suo movimento giovanile e sulla formazione da estremisti di destra dei suoi dirigenti di oggi e domani.

È una buona notizia, dicevamo, ma è ancora troppo poco, se tutto questo si tradurrà – come crediamo – nell’espulsione dal partito delle esponenti di punta di Gioventù Nazionale e autrici di alcune delle frasi più grevi che abbiamo sentito durante la nostra infiltrazione nel movimento.

È troppo poco, perché la nostra infiltrazione ha mostrato un movimento infettato dal neofascismo dalla testa alle radici. Non stiamo parlando di mele marce all’interno di Gioventù Nazionale, ma – come minimo – di un movimento marcio dentro Fratelli d’Italia. I sieg heil, le apologie del terrorismo nero, i canti del Ventennio, tanto per fare un esempio, erano un rito collettivo dentro il campo comunitario Cabiria. E a officiare quel campo comunitario, dal primo all’ultimo minuto, c’era Andrea Piepoli, capo di Gioventù Nazionale Puglia, membro dell’esecutivo nazionale di GN e destinato, a quanto sappiamo, a diventarne presidente. Da lui, in quel contesto, non abbiamo sentito mezzo distinguo durante quel ritiro di formazione politica, né tantomeno alcuna assunzione di responsabilità dalla sera in cui è uscita la prima puntata di Gioventù Meloniana. Possibile non si sia accorto di nulla? A Donzelli e Meloni il compito di scoprire se è solo inadeguato alla carica che ricopre. O se, peggio ancora, è connivente nella costruzione di una fabbrica di estremisti di destra.

Lo stesso vale per l’attuale presidente di Gioventù Nazionale, l’onorevole Fabio Roscani. Lo stesso Roscani che fino a ieri commentava la nostra inchiesta su movimento che presiede come “minorenni e ventenni ripresi a loro insaputa in un contesto di informale sguaiatezza”. Sarà interessante capire come commenterà le parole di Donzelli e quelle della senatrice Ester Mieli, che, dopo il mutismo dell’ultima settimana chiede a Meloni una partito “completamente libero da ideologie e comportamenti pericolosamente nostalgici”.

Sarebbe auspicabile si assumessero le loro responsabilità, Piepoli e Roscani, o che qualcuno gliele facesse assumere, ma non basterebbe ancora. Perché se Gioventù Nazionale è marcia, qualche responsabilità ce l’ha anche il partito di cui è espressione e che lautamente ne finanzia le attività. Partito di cui lo stesso Giovanni Donzelli che oggi annuncia fermezza è responsabile organizzativo. Ruolo che esercita lavorando fianco a fianco con una delle più scatenate dispensatrici di meme nazisti, frasi razziste e insulti antisemiti nella chat di Gioventù Nazionale Bari. Anche lui completamente ignaro di tutto? E lo stesso vale per il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, che a Gioventù Nazionale di Bari e ai suoi offriva l’ufficio per le loro riunioni: mai accorto di nulla? E non si è mai accorta dell’estremismo nerissimo della sua capa segreteria nemmeno la deputata Ylenja Lucaselli?

Fossimo in Giorgia Meloni, o perlomeno in sua sorella Arianna, cui la presidente del consiglio ha affidato al partito, il conto lo presenteremmo pure a loro, così come del resto agli onorevoli Perissa e Trancassini, coi loro saluti gladiatori e la loro pilatesca acquiescenza di fronte ai concerti di musica comunitaria – leggi: neofascista – che si sarebbero tenuti nella sede di Gioventù Nazionale che stavano inaugurando.

Lo diciamo, inascoltati e irrisi, dai tempi di Lobby Nera: ignorare la natura sistemica dell’enorme questione neofascista che si irradia come un tumore dentro il suo partito è il più grande errore che Giorgia Meloni può fare, se davvero vuole diventare la leader del centrodestra italiano, rispettata e riconosciuta come tale in Europa. Perché, come abbiamo dimostrato, nasconderlo dietro le quinte è praticamente impossibile. E fa danni enormi a lei, i cui elettori sono in larga parte persone che col fascismo nulla c’entrano, e anche al Paese che rappresenta, come si è visto nella recente partita delle nomine europee. Speriamo questa sia davvero la volta buona.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell’European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è “Nel continente nero, la destra alla conquista dell’Europa” (Rizzoli, 2024).

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