La fase più critica della tessitura italiana è stata superata: è questa la convinzione di Simone Canclini, ad dell’azienda di famiglia, leader nei tessuti di cotone nel distretto comasco e che quest’anno ha celebrato il suo primo secolo, nonché presidente di Milano Unica e della Fondazione del tessile italiano. A fronte di un calo dell’8,8% nel 2024, «secondo le prime stime di Confindustria Moda il nostro tessile-moda chiuderà il 2025 a -3%. – dice -. E proprio nell’ultimo periodo abbiamo registrato una ripresa, pur timida, che ci fa ben sperare». Lo scenario dei prossimi due anni è uno dei temi che saranno discussi all’inaugurazione della prossima edizione di Milano Unica, dal 20 al 22 gennaio, anticipata rispetto al tradizionale appuntamento di inizio febbraio per non sovrapporsi ai giorni di apertura di Milano-Cortina 2026 e dove saranno presentate le collezioni primavera-estate 2027.
Nelle ultime tre edizioni, nonostante il rallentamento dell’industria, la fiera ha registrato numeri in costante crescita: «Anche nell’edizione di gennaio (la 42esima, ndr) confermeremo il record di superficie e di espositori – aggiunge Canclini -. Siamo diventati punto di riferimento per il settore perché abbiamo fissato molto chiaramente i criteri di selezione delle aziende, che devono essere di eccellente qualità. Purtroppo rifiutiamo molte richieste di adesione, ma è una scelta vincente anche per i buyer, che vengono a Milano con la certezza di trovare un’offerta di altissima qualità. Siamo una fiera di espositori, non ci interessa riempire i corridoi di visitatori. E se Milano Unica ha conquistato questa leadership è anche perché gli imprenditori tessili hanno capito l’importanza del fare squadra».
La qualità resta anche il fattore fondamentale della tenuta della nostra manifattura tessile: «Siamo il più importante distretto manifatturiero europeo, l’unico con competenze verticali – sottolinea -. Le aziende del tessile sono leader per creatività, sostenibilità; siamo flessibili, capaci di produrre piccoli come grandi lotti, e di dialogare con i grandi marchi del lusso come con il fast fashion. Tuttavia, i costi energetici sono ancora elevatissimi, il 30% in più della media europea, e la piccola dimensione delle aziende impedisce investimenti appropriati in innovazione e nuove tecnologie».
A proposito, il 2025 ha visto anche chiudersi importanti partnership fra grandi marchi e aziende tessili italiane: in aprile Chanel è entrato nel capitale di Mantero (dopo aver rilevato il 24,5% del lanificio Cariaggi, insieme a Brunello Cucinelli, nel 2023), mentre di poche settimane fa è la notizia della partecipazione di Hermès in quello del Lanificio Colombo. «I grandi marchi vogliono mettere in sicurezza la filiera d’eccellenza e presidiare il know how produttivo – nota Canclini -. Credo che queste acquisizioni continueranno, e che siano utili se condotte con logica vincente per entrambe le parti. Dobbiamo sempre ben ricordare che merito delle splendide creazioni che vediamo nelle vetrine è certamente di designer e artigiani, ma anche dei produttori tessili, aziende che producono con mani, testa, ma soprattutto grande cuore e passione».
A supportare il sistema tessile italiano è anche una virtuosa relazione con le istituzioni, in primis Ice Agenzia e il Maeci, che aiutano le aziende a costruire una dimensione internazionale, con fiere all’estero e cruciale contatti con i buyer: «Molto è stato fatto, ma ci sono due provvedimenti urgenti da adottare: il governo deve introdurre al più presto il regime della responsabilità estesa del produttore tessile, che porterà nuove risorse da investire, appunto, nella necessaria innovazione, generando un meccanismo virtuoso anche nel senso della circolarità. E mi auguro che il Piano Strategico presentato di recente da Confindustria Moda al Governo sia recepito al più presto».
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