Il Papu Gomez deve ancora scontare 10 mesi di squalifica per doping e non vede l’ora di tornare a giocare: “Sento di potere ancora fare la differenza, anche in Serie A”. L’argentino racconta come gli sia stato vicino nel momento difficile German Denis.
Il Papu Gomez morde il freno: a quasi 37 anni (li compirà il prossimo 15 febbraio) non ha la minima intenzione di appendere gli scarpini al chiodo, dovendo ancora attendere quasi un anno prima che scada la squalifica per essere risultato positivo all’antidoping ai tempi del Siviglia, a fine 2022. Nei suoi campioni di urine furono trovate tracce di terbutalina, sostanza che l’attaccante argentino ha sempre sostenuto di aver ingerito “in conseguenza del fatto che ho ricevuto per sbaglio, involontariamente e senza volerlo, un cucchiaio di sciroppo per la tosse di mio figlio piccolo“. Una versione che non lo ha salvato dalla squalifica di due anni, con decorrenza dal 20 ottobre 2023 e che dunque finirà tra 10 mesi. “Sento di potere ancora fare la differenza, anche in Serie A“, dice Alejandro fiducioso e paziente, raccontando poi come gli sia stato particolarmente vicino il ‘Tanque’ Denis.
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La telefonata inattesa di Denis a Gomez: “Si è preoccupato per me”
“Cosa mi ha insegnato questa vicenda? Nei periodi brutti realizzi chi ti è vicino – spiega Gomez a Repubblica – Poi, la resilienza. Allenarsi da solo per un anno è stato difficile, alla mia età. Qualcuno che mi ha stupito? German Denis, el Tanque. Abbiamo giocato poco insieme a Bergamo. Lui stava finendo, io cominciavo. Per dieci anni non ci siamo visti. È stato il primo a chiamarmi. Si è preoccupato per me, mi ha invitato a tornei di padel. Poi con Ilicic ci sentiamo sempre. Mi piacerebbe andarlo a trovare al suo Paese“.
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Il Papu conta i giorni per rientrare: “Se mi chiamasse l’Atalanta? Sarebbe stupendo”
Gomez non vede l’ora di tornare a giocare, si sta allenando con il Renate in Serie C ma l’obiettivo è rientrare dalla porta principale: “Sono felice, sto uscendo dal tunnel. Il primo anno è stato complicato, adesso sono più fiducioso. Mi sento come quando avevo 17 anni e dovevo esordire in prima squadra. È un nuovo inizio. Restare in Italia? Vedrò chi mi chiama. Mi piacerebbe giocare in Italia o in Spagna, purché sia vicino. I miei tre figli sono italiani. Se mi chiamasse l’Atalanta? Sarebbe stupendo. Oggi è una big. Però non credo abbiano bisogno di me, vanno fortissimo“.
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A proposito di Atalanta, che è meravigliosamente prima in Serie A e sta facendo benissimo anche in Champions League, il Papu risponde così quando gli si chiede i motivi del rendimento eccezionale degli orobici dal punto di vista fisico: “Il metodo di Gasperini è allenarsi più degli altri. Ho giocato 20 anni in sei club, più la nazionale. Non mi sono mai allenato come a Zingonia. Lì c’è cura per nutrizione e recupero. Si prendono proteine, ci si riposa“.