Storie Web giovedì, Giugno 19
Notiziario

«L’Italia è tra i Paesi Ue con l’età legale più alta per l’accesso alla pensione: 67 anni per entrambi i sessi». Ad affermarlo è la Uil, che in un’analisi comparativa sui temi previdenziali italiani ed europei a cura del servizio Stato sociale, Politiche economiche e fiscali aggiunge: questo «parametro, peraltro, legato all’aspettativa di vita» è «destinato ad aumentare fino a 71 anni entro il 2060». Di qui la richiesta del sindacato guidato da Pierpaolo Bombardieri di riaprire il confronto sulla previdenza con il governo. L’obiettivo, sottolinea il segretario confederale Santo Biondo, è introdurre una pensione flessibile a partire da 62 anni, senza penalizzazioni, con il riconoscimento pieno dei lavori gravosi e usuranti, e garantendo «la giusta attenzione per le donne e i giovani». In quest’ultima direzione va la sollecitazione della Uil a «ripristinare Opzione donna alle condizioni previgenti, con l’età di accesso fissata a 58 anni e senza limitazioni discriminanti».

Gli altri Paesi Ue con maggiore flessibilità e gradualità

Lo studio della Uil mette in evidenza come nel nostro Paese l’età legale di uscita sia già la più alta nella Ue insieme alla Grecia, i Paesi Bassi e la Danimarca ma a rischio di ulteriore innzalzamento di tre mesi nel 2027 e di ulteriori due mesi nel 2029 alla luce dell’aumento dell’aspettativa di vita a 65 anni calcolato dall’Istat. «Ben diversa, invece, la situazione negli altri Paesi europei dove si riconosce la necessità di flessibilità, gradualità e differenziazione in base ai lavori svolti», si legge nel dossier, in cui si sottolinea che «in Francia, ad esempio, l’età di accesso è stata recentemente portata a 64 anni, con una riforma peraltro molto contestata. In Spagna, Germania, Paesi Bassi e Irlanda, invece, si prevedono aumenti progressivi verso i 67 anni, ma con tempistiche più dilatate e strumenti di pensionamento anticipato più articolati».

La Uil: il governo aveva promesso di superare la «Fornero» ma ha reso meno agevoli gli «anticipi»

La Uil osserva che anche il governo Meloni, «che aveva promesso di superare la legge Fornero, ha adottato delle misure che rendono il percorso verso una pensione dignitosa sempre più difficile». I dati Inps nel 2024 certificano un calo del 15,7% delle pensioni anticipate rispetto all’anno 2023. Nello specifico – si legge ancora nello studio – «la riforma di Opzione donna, il programma che consente alle donne di andare in pensione anticipatamente già con una notevole riduzione dell’importo, ha determinato un’ulteriore restrizione dei requisiti di accesso. Nel 2024, infatti, si è registrato un calo del 70,92% delle domande accolte, che stando alla previsione per il 2025, non faranno altro che diminuire».

I sindacati: aprire subito il confronto con l’esecutivo

Per la Uil è fondamentale aprire «un confronto strutturato e permanente con il Governo, per una riforma organica delle pensioni, capace di rispondere ai bisogni reali del nostro Paese». Una posizione che è di fatto condivisa dalla Cgil. E anche la Cisl appare favorevole a confrontarsi sulle pensioni. La Uil rilancia la proposta di una pensione flessibile a partire da 62 anni, senza penalizzazioni, con il riconoscimento pieno dei lavori gravosi e usuranti. E chiede anche il ripristino di Opzione donna alle condizioni previgenti, con l’età di accesso fissata a 58 anni e senza limitazioni discriminanti. Sempre secondo la Uil «bisogna agire, inoltre, affinché le lavoratrici madri possano poter contare su 12 mesi di anticipo pensionistico per ogni figlio, un giusto riconoscimento per il sacrificio e l’impegno che dedicano alla famiglia e alla società».

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