Storie Web giovedì, Maggio 29
Notiziario

Ha ripreso a camminare, dopo un brutto incidente che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Il risultato, primo al mondo, è stato ottenuto da medici e ricercatori del MINE Lab dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Per la prima volta al mondo, si dimostra l’efficacia della neurostimolazione midollare in un paziente paraplegico con lesione grave del cono midollare. 

Il protagonista si chiama Andrea Scotti, 34 anni, di Ceto, in provincia di Brescia, un paese di 1.864 abitanti della Valcamonica (Brescia). 

L’incidente nel 2019

Quattro anni fa aveva perso l’uso delle gambe per colpa di un incidente sportivo che gli aveva causato una severa lesione midollare. Quando quest’inverno Andrea è andato coi ramponi sul ghiacciaio dell’Adamello ha mandato subito una foto ai medici che l’hanno curato. 

La neurostimolazione midollare 

Andrea è stato incluso nel trial clinico Neuro-SCS-001. I ricercatori hanno prima impiantato chirurgicamente un neurostimolatore midollare nello spazio epidurale del paziente. Poi hanno attivato la stimolazione e questo ha permesso di ‘riaccendere’ alcuni circuiti nervosi residui. A quel punto il paziente ha fatto una riabilitazione innovativa, con esercizi in realtà virtuale.

Lo studio

Il risultato dello studio è stato pubblicato su Med di CellPress e documenta il recupero, grazie alla tecnica della stimolazione elettrica epidurale, della deambulazione in un paziente paraplegico con una lesione midollare dorsale a livello delle ultime vertebre toraciche, le T11-T12. Un tipo di lesione che rappresenta oltre la metà dei casi di lesioni del midollo. 

Il lavoro del team di ricercatori ha portato un risultato unico in tempi ridottissimi anche grazie alla perseveranza di Andrea, che non solo ha scelto di sottoporsi a un intervento privo di certezze ma da buon sportivo si è applicato con costanza agli allenamenti. In soli tre mesi, i medici hanno visto un incremento significativo dell’escursione articolare della sua anca, un potenziamento della mobilità delle sue gambe e un miglioramento del controllo della postura. ProgressivamentemAndrea è riuscito a camminare con deambulatore e tutori. E, se alla dimissione era già in grado di percorrere 58 metri in sei minuti, a sei mesi dall’intervento Andrea è riuscito a camminareper un chilometro usando solo un deambulatore e dei tutori. 

 

Un team tutto tricolore

Dietro questo risultato c’è un orgoglio doppiamente italiano. Non solo infatti il team è tutto tricolore, ma la ragione intrinseca del successo è intimamente italiana, spiega il professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele e ordinario di Neurochirurgia all’Università omonima, alla guida del team. “Il resto del mondo lavora poco su questa tecnica per ragioni di stili di lavoro che ci sono in altri paesi. Noi siamo riusciti a mettere in sinergia un team multidisciplinare unico: neurochirurghi, neurobioingegneri e riabilitatori. Con uno scambio di informazioni che è andato aldi là dei canali di solito utilizzati” .  

Ora lo sguardo è tutto rivolto al futuro. Domani sarà chiuso il protocollo poi potrà essere chiesta l’autorizzazione ad Ats e Regione Lombardia per trattare questa tecnica come un intervento di routine. Le possibilità sono enormi. Se oggi questo tipo di tecnica è ristretto ai paratraplegici tra i 18 e 55 anni, non in sovrappeso e privi di malattie del sistema nervoso centrale, infuturo potrebbe essere estesa anche ai tetraplegici. “Abbiamo inventato la ruota di legno – conclude il professor Mortini – ma possiamo arrivare al pneumatico della Ferrari. E ci arriveremo”.

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