Storie Web mercoledì, Gennaio 8
Notiziario

«Il problema più grave, oggi, riguarda il metanolo, uno dei principali componenti chimici attraverso cui produciamo i collanti necessari alla realizzazione dei pannelli. Il prezzo è passato dai 250 euro a tonnellata di inizio 2024 ai 480 euro di fine anno e per nel primo trimestre del 2025 sono attesi nuovi rincari». Pablo Figueroa Lòpez, presidente di Epf, la federazione europea del pannello, parla di «tempesta perfetta».

Costi in salita e domanda in calo

Le tensioni sui prezzi del gas – e sulle materie prime da esso derivate – ricordano quelle vissute dall’industria europea tre anni fa, nel biennio 2021-2022. Con la differenza che, allora, la domanda di mobili e di edilizia (e dunque di pannelli) era estremamente elevata, perciò le imprese produttrici di pannelli dovevano sì affrontare un problema di maggiori costi produttivi (oltre che di approvvigionamento e di scorte), ma avevano almeno la possibilità di far riassorbire tali aumenti dal mercato. Oggi, spiega Figueroa, «ci troviamo di fronte a un rallentamento della domanda, in particolare dopo l’estate e soprattutto nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, come Germania, Austria, Polonia e Slovacchia». Sono notizia delle ultime settimane le chiusure (temporanee o definitive) o lo stop di intere linee produttive di importanti gruppi tedeschi, polacchi e spagnoli.

Le imprese italiane contengono la crisi

L’Italia non fa eccezione e anche se, al momento, sembra difendersi meglio rispetto ad altri Paesi, aumenta il numero di aziende del legno che ha prolungato il periodo delle ferie natalizie o che ha fatto domanda per avviare la cassa integrazione. «Negli ultimi 3-4 mesi abbiamo assistito ad aumenti fino al 40% dei prezzi del metanolo, che nel primo trimestre di quest’anno potrebbero raggiungere i 700 euro a tonnellata», spiega Paolo Fantoni, presidente di Assopannelli. Secondo Euwid (una piattaforma media dedicata al legno), una serie di fermi temporanei o incidenti ai principiali impianti produttori di metanolo in Europa e Nord Africa, avvenuti nelle ultime settimane, potrebbe generare ulteriori tensioni sui prezzi. Una situazione non dissimile riguarda altri due componenti chimici fondamentale per la produzione di pannelli, l’urea e la melammina. Sul prezzo di quest’ultima, potrebbero avere effetto anche nuovi e più restrittivi dazi antidumping sui prodotti cinesi a basso costo, che la Commissione Ue è chiamata a decidere entro marzo.

Industria dei pannelli enegivora: necessari aiuti Ue

«Le aziende, su cui pesa anche il calo della domanda, si trovano in una situazione di forte compressione delle marginalità», spiega Fantoni, ricordando che il 2024 ha segnato per il settore un significativo calo dei ricavi: l’ultimo Monitor di FederlegnoArredo stima una riduzione del 9,5% delle vendite di pannelli tra gennaio e settembre. Le aspettative degli imprenditori si affidano a una ripresa del mercato immobiliare e delle ristrutturazioni, che tuttavia dipenderà dall’andamento dei tassi di interesse fissati dalla Bce: «Tutti auspichiamo ulteriori riduzioni nei prossimi mesi», aggiunge Fantoni.

Nell’attesa che la domanda riparta, resta il tema dei costi e, su questo, le imprese possono solo fare pressioni su governo e Commissione Ue affinché concedano indennizzi e misure di sostegno alla produzione. A questo proposito Fantoni precisa che «anche l’industria dei pannelli in legno deve essere inserita tra i settori energivori, al pari di ceramica, acciaio o chimica».

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.