I numeri non nascondono che sia stato – come per molte aziende della moda e del lusso – un anno complesso anche per Otb, gruppo fondato da Renzo Rosso cui fanno capo i marchi Diesel, Jil Sander, Marni, Viktor&Rolf, Maison Margiela e le aziende produttrici Staff International e Brave Kids: l’esercizio 2024, terminato il 31 dicembre, si è chiuso con ricavi pari a 1,8 miliardi, in calo del 4,4% ( a cambi costanti) sul 2023. In discesa anche gli indici di redditività: l’Ebitda è passato dai 348 milioni del 2023 a 276 milioni (16,3% sui ricavi), l’Ebit da 140 a 44 milioni. La posizione finanziaria netta (pre Ifrs 16) è positiva per 31 milioni.
Il retail traina i conti del gruppo veneto
A fare fatica è stato, in particolare, il canale wholesale, mentre le vendite dirette – la rete di Otb conta 608 negozi diretti e una superficie complessiva di vendita salita a 85mila metri quadrati nel 2024 – hanno messo a segno un +7,4% (a cambi costanti) rispetto al 2023.
«Veniamo da un triennio di crescita e nel 2024, quando, secondo Bain&Co., il settore soft luxury ha registrato un -7% dei ricavi e un -15% dei volumi, abbiamo retto bene – commenta Ubaldo Minelli, ceo del gruppo Otb –. Il merito è anche di scelte fatte nel passato: subito dopo il Covid, quando tutti dicevano che l’e-commerce avrebbe fatto perdere importanza al retail, noi abbiamo raddoppiato gli investimenti nei negozi fisici, preventivando 60/70 aperture all’anno (nel 2024 sono state 61, ndr). Questo ci ha consentito di compensare il calo del wholesale che si è verificato». Il fatturato retail diretto di Otb è raddoppiato tra il 2021, quando assorbiva meno del 30% del fatturato, e il 2024, quando è salito al 57% dei ricavi. L’obiettivo «è portarlo al 75%, se tutto va bene in due o tre anni», aggiunge Minelli. In quest’ottica Otb ha indirizzato la maggior parte dei 77 milioni di investimenti a bilancio nel 2024 proprio al retail.
Cina e Corea in calo, ma Giappone e Nord America crescono
Sul calo dei ricavi e delle vendite nette – queste ultime sono scese a 1,7 miliardi, -3,1% a cambi costanti e -4,9% a cambi correnti sul 2023 – hanno inciso inevitabilmente gli andamenti di alcuni mercati. Il rallentamento più forte si è verificato in Cina e nei Paesi limitrofi come la Corea del Sud – «ma nella Repubblica Popolare continuiamo a investire: nel 2024 abbiamo aperto 28 negozi diretti», dice il ceo –, mentre a compensare in positivo ci hanno pensato il Giappone (+16,3% a cambi costanti, ora assorbe il 26% del business del gruppo) e il Nord America (+13,3% a cambi costanti). «Siamo attenti a quello che succederà negli Usa, ma non così preoccupati per i dazi: tra i nostri clienti abbiamo molti americani che fanno shopping in tutto il mondo, se dovessero aumentare i prezzi probabilmente comprerebbero all’estero», sottolinea Minelli. Il 2025 si è aperto all’insegna dell’espansione, con investimenti in aree geografiche relativamente inesplorate: «Abbiamo creato Otb Mexico, operativa dal 2025, attraverso la quale apriremo 50 negozi in cinque anni, 15 nel 2025 tra Margiela e Diesel». Per Emirati, Arabia Saudita e Golfo, invece, Otb ha siglato l’anno scorso una joint venture (di cui detiene la maggioranza) con il gruppo Chalhoub, diventata operativa all’inizio di febbraio.
Margiela e Diesel i marchi in crescita (ora accomunati dal direttore creativo)
Accanto ai mercati da aprire, espandere o consolidare, Otb ha davanti un anno di novità che si sono già concretizzate in alcuni cambi ai vertici: creativi, con Glenn Martens, già direttore creativo di Diesel, che a gennaio ha assunto la direzione di Maison Margiela, dopo l’addio di John Galliano a dicembre; manageriali, con Stefano Rosso nominato ceo di Marni a maggio 2024 e Serge Brunschwig da qualche settimana a capo di Jil Sander e chief strategy officer dell’intero gruppo. Margiela e Diesel, già accomunati dal fatto di aver chiuso il 2024 a segno più, con vendite rispettivamente +4,6% e +3,2% (a cambi costanti), condivideranno la guida creativa: «Conosciamo bene Glenn Martens e riteniamo che possa portare avanti il lavoro di John Galliano – spiega Minelli –. Quest’ultimo, nel corso di dieci anni, ha trasformato Margiela da marchio di nicchia in fashion house: come tutti i cicli la sua direzione ha avuto un inizio e una fine e ci siamo preparati per tempo alla successione, che è stata voluta da noi. Le ambizioni sono cresciute e siamo convinti che con Glenn si possano realizzare».