Storie Web giovedì, Dicembre 19
Notiziario

Matteo Salvini ha fatto sapere che domani, venerdì 20 dicembre, sarà nell’aula del carcere Pagliarelli di Palermo per l’udienza conclusiva sul processo Open arms in vista della sentenza. Il vicepremier e leader della Lega è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi dalla ong spagnola Open Arms e rimasti in mare 19 giorni, nell’agosto 2019 quando era ministro dell’Interno nel primo governo di Giuseppe Conte. Per lui il pubblico ministero ha chiesto sei anni di carcere. Oltre alla condanna penale di Salvini i legali di alcuni dei naufraghi hanno chiesto anche un risarcimento danni per i loro assistiti per un totale di oltre un milione di euro. L’avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno che assiste Salvini nella sua arringa difensiva ha chiesto l’assoluzione del vicepremier la cui scelta è stata quell di «tutelare i confini dello Stato». Salvini ha già detto che, in caso di condanna, non si dimetterà. «Ho solo difeso la nazione».

Il braccio di ferro

La vicenda comincia il° 1 agosto 2019, con il soccorso di 124 migranti in acque Sar libiche, da parte della ong spagnola Open Arms. Dopo il salvataggio, l’equipaggio della imbarcazione chiede l’assegnazione di un porto sicuro all’Italia e a Malta: è la prima di una serie di istanze in tal senso ma, come risposta, riceve il divieto di ingresso in acque italiane dall’allora ministro dell’Interno Salvini che si muove in accordo con i colleghi 5 Stelle della Difesa e dei Trasporti. Inizia il braccio di ferro con Open Arms. Due profughi e un loro familiare, nel frattempo, vengono sbarcati per motivi di salute. Sulla nave restano in 121. Il 9 agosto gli avvocati della ong fanno ricorso al tribunale dei minori chiedendo lo sbarco dei migranti non ancora maggiorenni e presentano la prima denuncia. Poche ore dopo soccorrono un altro gruppo di persone su un legno in avaria: stavolta sono in 39.

Lo sbarco dei minori

Il 12 agosto il tribunale di Palermo ordina lo sbarco dei minori. La nave intanto naviga verso Lampedusa e continua a chiedere a Malta e all’Italia l’assegnazione del porto sicuro. Contro il reiterato no del Viminale la ong ricorre al Tar del Lazio. Il presidente del collegio alla vigilia di Ferragosto sospende il divieto di ingresso. Dopo due giorni, quando il governo gialloverde comincia a scricchiolare, la Open Arms presenta un esposto alla Procura di Agrigento sostenendo che, a dispetto della decisione del giudice amministrativo, Salvini continua a negare l’ingresso nelle acque italiane. Nel frattempo la situazione a bordo è ingestibile: i migranti, in condizioni igienico-sanitarie precarie da ben 18 giorni, sono allo stremo. Alcuni, vedendo le coste italiane tentano di raggiungere Lampedusa a nuoto gettandosi in mare. Dalla Open Arms si torna a chiedere lo sbarco.

L’imputazione

Il 20 agosto, quando la tensione è ormai altissima, l’allora procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio sale sulla nave per accertare le condizioni fisiche e psichiche dei migranti. È lui a parlare «di situazione esplosiva» e sequestrare l’imbarcazione superando lo stallo. A bordo, degli iniziali 164 soccorsi in acque Sar libiche, dopo i trasferimenti per motivi medici, sono rimasti in 88. La Procura di Agrigento avvia accertamenti. L’esito delle indagini e l’individuazione della responsabilità nel ministro Salvini impongono l’iscrizione nel registro degli indagati del leader leghista per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio in concorso con il suo capo di Gabinetto Matteo Piantedosi. Per competenza le carte vengono trasmesse ai pm di Palermo – il capoluogo è sede del tribunale dei ministri – che poi formula l’imputazione per Salvini mentre archivia per Piantedosi.

Un processo di 24 udienze

Il 1° febbraio del 2020 il collegio manda gli atti al Senato per l’autorizzazione a procedere. Palazzo Madama, a differenza di quel che accadde per il caso gemello della nave della Marina Diciotti, a cui pure fu impedito lo sbarco, stavolta dice sì. Il 17 aprile 2021 il gup Lorenzo Jannelli dispone il rinvio a giudizio. Il 15 settembre 2021 comincia il processo. Un dibattimento, andato avanti per oltre tre anni e 24 udienze, durante le quali hanno testimoniato, tra gli altri, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro degli esteri Giuseppe Di Maio e l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

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