Storie Web martedì, Dicembre 17
Notiziario

La proposta di aumentare lo stipendio dei ministri è saltata dalla manovra, su iniziativa del governo. Ma la presidente del Consiglio Meloni l’ha difesa, alla Camera, sostenendo che “sarebbe normale” che i ministri non eletti venissero pagati quanto i colleghi parlamentari. E ha attaccato il M5s: “Non prendo lezioni da chi ha speso soldi degli italiani per dare 300mila euro a Beppe Grillo”.

Alla fine anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto la sua sulla proposta di alzare lo stipendio ai ministri che non sono parlamentari. Una proposta che era arrivata la scorsa settimana e aveva sollevato moltissime polemiche, da parte dell’opposizione e non solo. Tanto che, nella notte di ieri, è arrivata una retromarcia del governo. Ma la premier ha comunque detto che “sarebbe giusto” pagare allo stesso modo tutti i ministri, e che la cancellazione della proposta è arrivata solo per non “spostare l’attenzione” dal resto delle misure inserite nella manovra. Poi ha attaccato il Movimento 5 stelle, accusandoli di “usare i soldi degli italiani per dare 300mila euro a Beppe Grillo”.

La presa di posizione della premier è arrivata durante il suo discorso alla Camera in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre. Dopo gli interventi dei parlamentari, che hanno risposto alle parole di Meloni, la presidente del Consiglio ha iniziato la sua replica. Passando in rassegna alcuni dei temi che erano stati sollevati dall’opposizione, la leader di Fratelli d’Italia è arrivata anche alla questione dell’aumento di stipendio per i ministri.

“Sono d’accordo con il ministro Crosetto”, ha detto. Il ministro della Difesa, che prima nei giorni scorsi si era detto “indifferente” all’emendamento, e poi aveva proposto di farlo partire dalla prossima legislatura, è stato colui che ha materialmente comunicato sui social la decisione del governo di chiedere un passo indietro ai relatori: “Mi unisco alla sua proposta di ritiro dell’emendamento”, ha detto Meloni, “perché non credo che l’attenzione sulla legge di bilancio che abbiamo varato, che si concentra interamente sui lavoratori, le famiglie, i redditi medio-bassi, debba essere spostata da un’iniziativa del genere”.

Manovra, salta l’aumento di stipendio ai ministri nella notte: cosa è successo all’emendamento

Insomma, sicuramente non una condanna della misura, anzi. Semplicemente una rinuncia perché la proposta aveva attirato troppa “attenzione”. La premier ha poi spiegato che “l’emendamento voleva equiparare il trattamento del ministro non parlamentare a quello del ministro parlamentare. Sono due persone che fanno lo stesso lavoro, sarebbe normale che abbiano lo stesso trattamento“.

Concretamente, si sarebbe parlato di concedere anche ai ministri non eletti la diaria (circa 3.500 euro al mese per i trasferimenti a Roma) e le spese per l’esercizio del mandato (circa 3.600 euro al mese, usati soprattutto per collaboratori, che però i ministri hanno già). Alla fine, invece, nascerà un apposito fondo da 500mila euro per rimborsare le trasferte ai ministri non eletti.

“Prendo atto che per alcuni colleghi dell’opposizione lo stipendio di un parlamentare è troppo alto per un ministro”, ha aggiunto Meloni. “Forse bisognerebbe essere conseguenti nelle proposte che poi si fanno”. Lo stesso Crosetto, parlando ai cronisti, aveva scherzato che sarebbe più giusto portare lo stipendio dei parlamentari al livello dei ministri, e non viceversa.

Poi la presidente del Consiglio ha contrattaccato: “Su questo eviterei di farmi dare lezioni dai colleghi del M5s”, ha detto. “È possibile che questa norma non vada bene”, ma “detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300mila euro a Beppe Grillo, se consentite, anche no. Anche no”. Di fronte alle proteste dei pentastellati, la premier ha concluso: “I soldi che prendono i gruppi parlamentari e i partiti sono soldi pubblici, quindi sì, gli avete dato soldi pubblici”.

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