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Notiziario

Il dramma del Natisone, con tre ragazzi morti e l’ultimo corpo ritrovato dopo settimane, riaccende tragicamente i riflettori sul problema: sono state 79 le vittime di annegamenti in un anno in Italia.

Ogni ora nel mondo muoiono per annegamento 40 persone, il 90% dei decessi per questa causa avviene nei paesi a basso reddito, dove pochi sanno nuotare e mancano servizi di salvataggio. Tutti i dati dello studio dell’Osservatorio nazionale annegamenti, istituito dal ministero della Salute nel 2017 per capire le dinamiche degli incidenti in acqua.

L’abbraccio, prima della tragedia

La tragedia nella quale sono morti i tre amici, strappati dalla corrente del fiume Natisone mentre si trovavano su di un isolotto – l’ultimo corpo è stato ritrovato ben tre settimane dopo la sua scomparsa – rilancia l’urgenza di un’azione concreta per ridurre il numero delle persone che annegano

Le cause

“Tra le cause degli annegamenti in laghie fiumi, il 10% dei circa 400 annegamenti che si verificano ogni anno in Italia, la principale è la bassa temperatura dell’acqua: fino a 10 gradi centigradi in meno rispetto a quella del mare. In molti, dopo una lunga esposizione al sole con una temperatura esterna che spesso tocca o supera i 33 gradi, si tuffano improvvisamente” nelle acque dove la temperatura è di 12 gradi, talvolta anche 6, rispetto ai 22 gradi in media del mare. Un errore che in tanti pagano caro, afferma Fulvio Ferrara, esperto dell’Osservatorio nazionale annegamenti, istituito dal ministero della Salute nel 2017 per capire le dinamiche degli incidenti in acqua.

Boom di incidenti nel 2023

Incidenti sempre più frequenti, secondo i dati raccolti e censiti un anno fa, nel 2023, ma ora tornati di attualità come dimostrano i tragici fatti di cronaca recente. I tre ragazzi del Natisone, potevano salvarsi? Ecco le domande cui dovrà rispondere l’inchiesta.

Le vittime sono spesso non nuotatori

“I malori per choc termico – spiega ancora il ricercatore dell’Istituto superiore di sanità – sono frequenti e spesso mortali. Inevitabilmente lo sbalzo di temperatura provoca una perdita di coscienza per mancanza di sangue che arriva al cervello. Quindi la persona sviene e inala acqua” fino ad annegare. Ma intervengono anche altri fattori, ovvero le vittime sono spesso non nuotatori. Sono giovani che provengono da Paesi quali Africa e Asia, che non sanno nuotare e che non possono, per motivi economici, permettersi una giornata in uno stabilimento balneare. Farsi un tuffo nel fiume o nel lago è più alla loro portata. Ma sappiamo bene che nelle acque interne non c’è la sorveglianza e la vigilanza che troviamo nei lidi marini. Per questo motivo, quando succede l’incidente non è possibile intervenire per tempo.

Il 10% dei circa 400 annegamenti in Italia si verifica nelle acque interne 

Sebbene “il 10% dei circa 400 annegamenti l’anno in Italia si verifichi nelle acque interne – prosegue l’esperto dell’Istituto Superiore di Sanità – le morti per annegamento in laghi e fiumi destano allarme perché se ne parla di più rispetto al passato, c’è maggiore attenzione della stampa anche a livello locale, e per noi è un bene perché ci aiuta a capire meglio questo fenomeno. Ma va detto vengono eseguiti 70mila interventi di salvataggio all’anno e che i morti per annegamento sono in calo, seppure ancora in numero considerevole”.

Come prevenire gli annegamenti

Durante la stagione estiva, è quindi fondamentale, per chi va al mare, al lago o in piscina seguire alcuni consigli per prevenire gli annegamenti proposti dall’Istituto Superiore di Sanità:

1. Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza.

2. Evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno. È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi.

3. Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti. Questo può aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare.

4. Educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli. Insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti.

5. Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.

6. Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.

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