Storie Web lunedì, Dicembre 1
Notiziario

Lascia attoniti la notizia della scomparsa di Giorgio Armani, monarca incontrastato, dal 1975, del gruppo che porta il suo nome, personaggio entrato per sempre nell’immaginario collettivo per quel suo modo sferzante ma profondamente umano di comunicare, per il suo modo unico di fare business, unendo in un disegno coerente moda, arredo, alberghi, auto, fiori, ristoranti e molto altro.

Bisognerà ricordarlo come lo stilista della donna in carriera e della mascolinità morbida o come il teorico della diversificazione strategica? Come colui che ha vestito la nuova Hollywood o per la capacità di connettersi con una audience trasversale? Per il logo assoluto o per il tailoring decostruito? Impossibile decidere.

Addio a Giorgio Armani, 91 anni di stile

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Il portato dell’opera di Giorgio Armani è titanico e tentacolare, e attraversa cinque decadi di profondi cambiamenti, sociali ed estetici, che Armani ha visto per primo, anticipato, seguito e modificato, per poi chiudersi negli ultimi anni, inevitabilmente, nella rocca di uno stile invero senza tempo, ma a tratti scollegato dall’oggi. Si è moderni una volta sola, diceva Leo Longanesi. Che Armani lo sia stato per oltre tre decenni su cinque di carriera è una conquista eroica. La notizia della scomparsa lascia attoniti perché Armani, ultimo esponente ancora in vita – e ancora attivo – di quel mucchio selvaggio che sul crinale degli anni settanta e poi negli ottanta ha creato il fenomeno globale del made in Italy, sembrava diventato immortale. Fieramente e testardamente indipendente, ha lavorato fino alla fine, con un decisionismo caparbio che è stato la sua forza e, da ultimo, la sua debolezza.

Giorgio Armani, una vita fra moda e passioni

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Consegna alla storia un corpus di opere di immenso valore: abiti dalla morbidezza infinita, discreti ma pieni di personalità, fatti per modellarsi sulla persona. Mai minimalista e rinunciatario, ma nemmeno garrulo ed esibizionista, ha creato un modo e un mondo, fatti di equilibrio e misura, declinando il suo segno stilistico nel vestire come nell’abitare, ovvero costruendo un lifestyle, concetto forse impositivo e oggi poco rilevante, eppure sintesi perfetta di una visione delicatamente totalitaria. In questo percorso, a differenza di altri, Armani è diventato un personaggio pubblico, una sorta di grande padre collettivo: non per gli indubbi meriti di stile, ma proprio per la capacità di comunicare davvero con tutti, mettendoci sempre la faccia.

Giorgio Armani, gli abiti simbolo fra red carpet, cinema e matrimoni da star

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Nei giorni duri della pandemia, ha creato un legame con il mondo intero, e questa è un’altra conquista che non si dimentica. Il gruppo che lascia è solido, con un business trainante nei campi della profumeria e della cosmetica, ma l’incognita della successione, tabù per sempre rimandato, quasi ad esorcizzare la paura di non esserci più, diventa adesso, d’improvviso, realtà. Il timone passa ai fidi luogotenenti: Leo Dell’Orco e Silvana Armani, capaci eredi di lunga esperienza. Il mostro sacro, certo, tale resta, lasciando un vuoto che ci vorrà molto tempo a colmare, una assenza che riempie di tristezza e che lo consegna, a ragione, al mito.

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