La procura di Buenos Aires ha comunicato l’iscrizione al registro degli indagati di tre persone, tra cui un amico, un membro dello staff dell’hotel e un uomo che avrebbe fornito gli stupefacenti. La morte di Liam Payne continua ad essere avvolta nel mistero di una dinamica tossica, che lo avrebbe condotto verso un salto nel vuoto.
Nelle scorse ore, la procura di Buenos Aires ha pubblicato un comunicato stampa sullo svolgimento delle indagini per la morte di Liam Payne. Come anticipato dalla giornalista argentina Paula Varela durante la trasmissione Socios del Espectaculo della stazione televisiva Canal 13 di Buenos Aires, ci sono persone iscritte al registro degli indagati per la morte dell’ex cantante degli One Direction. E se la giornalista, chiosando, aveva descritto l’uomo come un membro dello staff che avrebbe disobbedito all’ordine imposto dall’albergo, la procura di Buenos Aires ha aggiornato il conto, portando a tre il numero di persone indagate.
Come riporta il comunicato stampa: “La Procura nazionale per gli affari penali e penitenziari n° 14, guidata dal procuratore Andrés Esteban Madrea, informa, a seguito della revoca del segreto del processo sommario, che nell’ambito delle indagini sulla morte del musicista britannico Liam James Payne, avvenuta il 16 ottobre cadendo dal balcone di un hotel nel quartiere Palermo di Buenos Aires, sono state scoperte condotte illecite, a seguito delle quali tre persone sono state accusate dei reati“.
Tre soggetti indagati, l’amico Rogelio: “Mai abbandonato Liam”
Secondo la procura, i tre soggetti sono indagati per “abbandono di una persona seguito da morte, spaccio e favoreggiamento di sostanze stupefacenti”, “crimini punibili con una pena detentiva fino a 15 anni in caso di condanna“. Nella ricostruzione della procura di Buenos Aires, sono state utilizzate quasi 800 ore di registrazioni delle telecamere della struttura, oltre al cellulare per monitorare la messaggistica nelle ore precedenti la morte del cantante britannico. Nel frattempo, gli esami tossicologici hanno evidenziato tracce consistenti di alcol, cocaina e un antidepressivo da prescrizione. Tra i soggetti iscritti al registro degli indagati, ci sono anche un amico del cantante, anche se non è stato reso pubblico il suo nome e la persona che avrebbe fornito fisicamente le sostanze stupefacenti al cantante. Uno degli amici del cantante presente a Buenos Aires, anche il giorno della morte di Payne, era Rogelio Nores. L’uomo, in una dichiarazione al MailOnline ha raccontato la sua versione, allontanando le voci su un suo possibile coinvolgimento: “Non ho mai abbandonato Liam, sono andato al suo hotel tre volte quel giorno e me ne sono andato 40 minuti prima che accadesse“.
Liam Payne “non si è lanciato”, un membro dello staff dell’hotel è indagato
Il ritorno in patria di Liam Payne e i funerali
L’uomo avrebbe negato un suo coinvolgimento nelle indagini, sottolineando di di aver rilasciato una dichiarazione “al pubblico ministero il 17 ottobre come testimone“, ma di non aver più parlato con le autorità “da allora”. Nores ha aggiunto anche che non era il manager di Payne, dando come prova una sua mail del 23 agosto al team del cantante. L’uomo ha concluso la sua testimonianza, dicendosi “addolorato per questa tragedia e mi manca il mio amico ogni giorno“. Nel frattempo, lo scorso 6 novembre, con due giorni di ritardo sulla scaletta, la salma di Liam Payne è ritornata a Wolverhampton, luogo natio del cantante, insieme al padre Geoff. L’uomo ha dovuto attendere più giorni del previsto per riportare la salma del proprio figlio in Inghilterra, a causa delle indagini, come ha spiegato il procuratore Andrés Esteban Madrea, ma anche il processo di imbalsamazione avvenuto, secondo La Nacion, nel cimitero britannico situazione nella zona settentrionale della capitale argentina. Non sono ancora stati rivelati i dettagli sul suo funerale.