Storie Web giovedì, Dicembre 26
Notiziario

L’Italia potrebbe riprendere il comando della missione dei caschi blu in Libano, che conta su 10mila militari, avviandosi a gestire sul territorio la delicata tregua tra Hezbollah e Israele. Uno scenario non del tutto inedito, ma che stavolta si realizzerebbe alla luce di oltre un anno di uno dei più duri conflitti tra i miliziani sciiti e l’Idf. Nonostante le numerose incognite, è certo però che un eventuale avvicendamento potrebbe avvenire dal prossimo marzo, con la fine del mandato dell’attuale comandante di Unifil: lo spagnolo Aroldo Lázaro Sáenzm nel 2022 era a sua volta subentrato alla guida italiana della forza di pace internazionale, che dal 2007 aveva sempre visto il nostro Paese alla guida dei peacekeeper nello Stato mediorientale. Tra i nomi spuntati c’è quello del generale Dino Abagnara, ex comandante della brigata Garibaldi, già in servizio con i soldati Onu.

Lo scenario di una riserva di militari italiani in Libano

Non si tratta però dell’unico sviluppo della situazione. Più volte in passato il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva ventilato l’ipotesi di una riserva di militari italiani per il Libano, ovvero un’aliquota di soldati – si ipotizza (ma allo stato attuale è ancora un’ipotesi) 500 militari dispiegati in Italia o in altri luoghi strategici all’estero come ad esempio Cipro – pronti a dare rinforzo ai militari di Unifil, per garantire la sicurezza dei pattugliamenti e in generale per dare supporto al contingente nel caso in cui la situazione dovesse nuovamente precipitare. Nulla è però deciso e si tratterebbe in ogni caso di decisioni che dovranno passare al vaglio del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove potrebbero essere nuovamente discusse anche nuove regole di ingaggio per i peacekeeper nel Paese di cedri.

Il confronto in ambito Onu sulle nuove regole di ingaggio

Dal Palazzo di vetro potrebbe emergere la decisione di introdurre l’accesso agli spazi privati, l’utilizzo di droni e di visori laser notturni: maggiori libertà di movimento e diversi equipaggiamenti permetterebbero ad esempio ai caschi blu di individuare in maniera più efficace le postazioni di Hezbollah, anche in funzione di deterrenza, evitando così l’escalation degli sconfinamenti israeliani.

I Carabinieri in Cisgiordania

Sul fronte della Cisgiordania l’Arma dei Carabinieri è invece già impegnata con dieci uomini a Gerico, per la riapertura della missione di addestramento degli uomini delle forze dell’ordine palestinesi. Il tutto in vista dell’auspicata pace nel territorio della Striscia di Gaza, dove i nostri militari – da sempre bene accolti dalla popolazione civile nei teatri di guerra – potrebbero svolgere in futuro un ruolo di primo piano nella fase della ricostruzione del territorio. La missione Miadit nel polo addestrativo di Gerico, che era partita nel 2014, nel tempo ha già consentito di formare, addestrare e specializzare circa cinquemila appartenenti alle forze di polizia palestinesi su temi come le tecniche di polizia, la gestione dell’ordine pubblico, le tecniche investigative, la protezione del patrimonio culturale. Le attività erano state interrotte una settimana dopo l’attacco del 7 ottobre lo scorso anno per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza. Ma a breve la richiesta degli Stati Uniti all’Italia per il ritorno di 200 militari, fatta direttamente dal segretario di Stato Antony Blinken, potrebbe concretizzarsi.

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