Grazie ad una serie di audizioni mirate , la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha avuto modo di approfondire le cause delle «patologie più disparate”, come i disturbi alimentari”, toccando anche il problema della crescita della criminalità minorile. “Disagi vari, ansie, problemi psicologici psichiatrici nei casi più gravi, e tutte queste indagini hanno portato l’attenzione sull’uso e l’abuso, io direi, degli smartphone sin da età molto giovani”.
A spiegare l’origine delle misure per la tutela dei più giovani nella dimensione digitale – ad esempio la nullità dei contratti on line stipulati dai minorenni o la tutela dei minori coinvolti da influencer in determinate attività -, attualmente all’attenzione in prima lettura dell’8a commissione di Palazzo Madama, è la senatrice Lavinia Mennunni (Fratelli d’Italia), prima firmataria dell’AS 1136, progetto di legge bipartisan scelto come testo base e ormai prossimo al primo via libera parlamentare.
Maggiore età digitale
La proposta di legge, sottolinea Mennuni a Parlamento 24, punta innanzitutto a “prevedere una maggiore età digitale, che vuol dire un’età minima per avere quella consapevolezza, quella formazione per poter accedere sui social”, età “che non può essere di otto, nove, dieci anni, come sta succedendo purtroppo da quando il cellulare viene regalato simbolicamente alla Comunione”.
L’introduzione di una norma che obblighi le piattaforme digitali a verificare l’età dell’utente nell’accesso ai social, pur condivisa da tutti gli schieramenti politici, ha dovuto tener conto delle norme europea, in particolare il Digital Services Act, e ha quindi richiesto una interlocuzione «lunga e faticosa» con la Commissione europea che si è conclusa lo scorso settembre.
Armonizzazione a livello europeo
La richiesta di Bruxelles, in estrema sintesi, è quella di puntare a “un’armonizzazione nella verifica dell’età” nell’ambito delle normative nazionali sull’accesso alle piattaforme digitali dei minori. Quindi, chiarisce Mennuni, “che la verifica dell’età non sia italiana o francese o tedesca, ma che sia uniforme a livello di Unione europea”. E dal momento che è da poco entrata in vigore anche la normativa europea sull’intelligenza artificiale, la necessaria armonizzazione delle norme sta orientando il Legislatore a ritenere «che 14 anni possa essere un’età congrua, giusta, per avere quella consapevolezza» ritenuta fondamentale per tutelare adeguatamente i ragazzi dai rischi di un accesso precoce ai Social media.




 
									 
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