Storie Web mercoledì, Aprile 16
Notiziario

Migliorano le attese delle imprese piemontesi dopo tre trimestri in contrazione, tranne che nel settore manifatturiero che più degli altri sconta lo scenario di grande incertezza globale, aumentata dall’entrata in vigore dei dazi imposti e poi sospesi dagli Stati Uniti. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a marzo dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino tra un campione di circa 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi.

In linea generale, migliorano gli indicatori su produzione e ordini mentre cresce l’incertezza sull’export. Dalle imprese arrivano attese positive per occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +7,0%), produzione (+4,4%) e ordini (+2,9%), mentre restano negativi i saldi per l’export (-3,6%) e la redditività (-5,2%). Gli investimenti vengono confermati e interessano oltre il 70% delle aziende, con un quarto delle imprese che rivela di voler programmare l’acquisto di nuovi impianti.

Nel comparto manifatturiero si rileva una maggiore prudenza (per la produzione, saldo fra ottimisti/pessimisti al +1,7%), mentre il terziario prosegue la crescita avviata dalla pandemia in poi (saldo al +10,4%), anche grazie a una bassa incidenza dell’export che preserva maggiormente il mercato dei servizi dalle tensioni internazionali. Tra i settori, migliorano le attese per cartario grafico (+24,1%), edilizia e impiantisti (+15,3%), chimica (+10,4%) e tessile-abbigliamento (+5,9%). Resta invece negativa la metalmeccanica: il saldo fra chi prevede una riduzione dei volumi nel trimestre e chi si attende un andamento stabile o in crescita, è al -6,1%, che diventa -24,6% per l’automotive e -2,7% per la meccatronica.

In provincia di Torino, per il secondo trimestre 2025, il 22,2% delle aziende prevede un aumento della produzione contro il 17,6% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +4,5%, migliora rispetto a quello del I trimestre (+0,3%) mentre nella manifattura il saldo ottimisti/pessimisti è negativo (-1,8%), a causa dell’aggravarsi della crisi del comparto automotive e dell’aumento dell’incertezza per il futuro del settore.

«Il quadro, per fortuna non irreversibile, che però è emerso nelle ultime due settimane richiede un’analisi più accurata, che affonda nei rischi cui si sta esponendo l’intero sistema economico occidentale. L’Atlantismo deve rimanere la base del fare impresa per l’Italia, certamente esistono mercati alternativi da esplorare e in cui integrare il nostro export, ma non possiamo prescindere dagli Stati Uniti» sottolinea il presidente dell’Ui Marco Gay. L’Europa resta centrale, aggiunge, «dovremo definire politiche economiche efficienti e rapide a sostegno della manifattura, partendo dai costi dell’energia e della burocrazia e a sostegno degli investimenti privati, base per investimenti strategici e rilancio industriale».

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