Storie Web venerdì, Luglio 18
Notiziario

A Mäntsälä, in Finlandia, un data center scalda due terzi degli abitanti. La cittadina, poco a Nord di Helsinki, è stata la prima a realizzare in grande stile l’idea di un ingegnere locale, Ari Kurvi, che ha il pallino del recupero del calore di scarto dei data center. Da quando è entrato in funzione un decennio fa, il centro di calcolo di Nebius Group ha tagliato radicalmente i costi energetici per i residenti. Ora la sua idea si sta diffondendo e alcune delle più grandi aziende tecnologiche al mondo puntano al recupero di calore dai data center nel tentativo di diventare più sostenibili. Il più grande progetto al mondo è quello avviato da Microsoft appena fuori Helsinki: un cluster di data center che, una volta completato, fornirà riscaldamento a 100mila abitazioni, il 40% del fabbisogno di Espoo, seconda città della Finlandia. La patria di Nokia punta alla neutralità carbonica al 2030 e ha già spento una centrale termica alimentata a carbone perché non è più necessaria.

Perché i paesi nordici?

Con un clima rigido e una rete elettrica dominata da fonti rinnovabili – idroelettrico ed eolico – i Paesi nordici sono diventati un polo di attrazione per le aziende tecnologiche. Qui, spesso i data center possono essere raffreddati semplicemente con aria esterna, riducendo il consumo di energia. Un altro vantaggio è che i prezzi dell’elettricità nella regione sono bassi, ma l’aspetto più interessante è l’ubiquità dei sistemi di teleriscaldamento. Queste reti sono estremamente efficienti sul piano energetico, soprattutto se alimentate da infrastrutture che generano molto calore di scarto, come una metropolitana o un grande data center.

Come funziona l’impianto

Nell’impianto di Espoo, che Fortum sta costruendo nel campus Microsoft per farlo partire entro fine anno, il calore dei data center produrrà acqua tiepida tra 25 e 35 gradi, che verrà immessa in un impianto di recupero dotato di una quarantina di pompe di calore acqua-acqua. Le pompe estraggono il calore, inviando acqua a 86°C a due grandi caldaie elettriche. Queste la fanno arrivare a 115°C, una temperatura sufficiente per scaldare le case. La possibilità di sfruttare il teleriscaldamento (operativo dal lontano 1954) è stato il motivo che ha spinto Microsoft a costruire qui il suo primo centro finlandese. «Questi data center sono in realtà grandi ventilatori, che consentono di convertire l’elettricità in calore a basso costo, il che non è banale: è più facile produrre elettricità a zero emissioni che calore a zero emissioni», commenta Kai Mykkanen, sindaco di Espoo ed ex ministro finlandese per il Clima.

Le esperienze in Svezia e Irlanda

Altri importanti progetti di recupero del calore di scarto sono in corso in Svezia e in Irlanda. A Sud di Stoccolma, ad esempio, Conapto ha aperto lo scorso anno il suo quarto e più grande data center: l’impianto da 20 megawatt alimenta con l’energia termica in eccesso il sistema di teleriscaldamento cittadino, che la distribuisce a 10mila abitazioni. Malgrado il potenziale di questa tecnologia, però, ci sono dei limiti alla sua applicazione, primo fra tutti la discrepanza geografica tra i data center e i sistemi di teleriscaldamento, concentrati nei centri urbani, dove i prezzi dei terreni sono più elevati. In Norvegia, l’installazione di data center immersi nei boschi – come un gigantesco progetto di Google a Sud di Oslo – va incontro a forti opposizioni proprio a causa della mancanza di consumatori nelle vicinanze.

Fino a 200 terawattora

Si prevede che il calore disponibile dai data center in Europa raggiungerà entro il 2050 (e forse anche prima) almeno i 200 terawattora all’anno, il quadruplo di oggi, secondo Brian Vad Mathiesen, professore di pianificazione energetica all’università di Aalborg in Danimarca: «Ovviamente non tutto questo calore può essere riutilizzato, ma bisognerebbe imporre dei parametri ai data center, fin dalla loro costruzione». In Germania, una nuova legge sull’efficienza energetica avrà un impatto sull’evoluzione delle tecnologie di recupero: la norma impone ai data center più grandi di utilizzare il 10% del calore di scarto dal 2026, e il 20% dal 2028. Resta il fatto che il recupero del calore non rende i data center positivi per il clima, ma solo meno dannosi.

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