Storie Web venerdì, Ottobre 24
Notiziario

“In questo momento c’è tantissimo rumore intorno all’intelligenza artificiale: titoli di giornali, entusiasmo, paure e, a dire il vero, credo che per molti tutto questo risulti piuttosto eccessivo”. E se lo sembra a lui, Mustafa Suleyman, che è a capo dell’intelligenza artificiale di Microsoft, figuriamoci a noi utenti – verrebbe da dire. Ma i responsabili dell’AI di Microsoft sembrano avere la risposta pronta al problema: un’AI più personale, che si “connetta” davvero con noi. Real understanding, real connection è il leit motiv dell’evento con cui il 23 ottobre Microsoft ha presentato nuove funzioni di Copilot, il suo chatbot che ora è un po’ in secondo piano nella scena mondiale rispetto a Chatgpt, Claude, forse persino Deepseek.

Quando si sente l’espressione real connection riferita al rapporto con un chatbot può venire istintivo ricordare i tanti casi di persone vulnerabili che negli ultimi mesi si sono legati troppo all’AI, sino a esiti fatali. Microsoft però crede di poter rendere Copilot uno strumento davvero utile per la nostra vita personale e così contribuire a riparare il nostro rapporto con la tecnologia, adesso compromesso – come dice Suleyman. Poca fiducia, troppo stress.

L’obiettivo, ha spiegato Suleyman, è insomma costruire un’intelligenza artificiale “davvero al servizio delle persone, non il contrario”.

Nel dettaglio che vuol dire?

Un’AI sociale, empatica e collaborativa

Tra le novità principali c’è Groups, che trasforma Copilot in un’esperienza sociale e condivisa. Fino a 32 persone possono collaborare in tempo reale con l’AI per scrivere, pianificare o fare brainstorming. La funzione consente anche di riassumere thread, proporre opzioni, contare voti e dividere compiti, rendendo la collaborazione naturale e dinamica.

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