Per la prima volta, Fratelli d’Italia ha rotto il fronte del sostegno incondizionato all’Ucraina astenendosi sulla risoluzione dell’Europarlamento che ribadisce l’appoggio a Kyiv. La risoluzione, più che a favore di Kiev era diventata “contro Trump”. E l’ordine di scuderia agli eurodeputati di FdI, arrivato da Roma a Strasburgo, è stato di astenersi. È una prima volta che pesa, l’astensione, dopo tre anni in prima fila tra i sostenitori dell’Ucraina, e che Giorgia Meloni ha ponderato a lungo. Ma che permette alla premier di rimanere equidistante, sostenendo poi con il suo partito, e tutto il gruppo Ecr, il Piano di Ursula von der Leyen di riarmo per la sicurezza europea.
In dubbio il videocollegamento di Meloni al summit convocato da Starmer
Niente avalli a un atto «politicizzato contro l’Amministrazione Trump», il senso che riassumono i suoi fedelissimi, a maggior ragione dopo l’evoluzione delle trattative fra Stati Uniti e Ucraina a Gedda. Di fronte a uno scenario considerato fluido, a Palazzo Chigi ogni mossa è gestita all’insegna di cautela ed equilibrismo. Così è in dubbio anche la partecipazione della premier al videocollegamento della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, convocato per sabato dal britannico Keir Starmer. Sono in corso valutazioni.
Roma contraria all’invio di truppe in Ucraina
La posizione di Roma resta «fortemente contraria» all’invio di truppe in Ucraina. Se il vertice dovesse servire a portare avanti la pianificazione di un’operazione di questo tipo, allora per Meloni (che ha incontrato anche il premier olandese Dick Schoof) non avrebbe senso partecipare. In quest’ottica, solo come “osservatore” il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, ha partecipato alla riunione a Parigi con i generali di una trentina di Paesi, organizzata dalla Francia, l’altro pilastro del gruppo dei “volenterosi”.
Diplomazie al lavoro
Le diplomazie sono al lavoro. Alla riunione di Londra, però, non sono previsti “osservatori”, e la decisione definitiva sarà presa anche alla luce dei riscontri di quella a Parigi a cui ha partecipato il ministro della Difesa Guido Crosetto con gli omologhi di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. «Noi dobbiamo ragionare su tutti i possibili scenari», ha detto Crosetto a chi gli domandava se l’ipotesi di una forza di peacekeeping potesse passare in secondo piano rispetto alla priorità di inviare aiuti a Kiev.