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Notiziario

L’attesa è febbrile. Funzionari e militanti del Rassemblment national aspettano per domani le parole del tribunal correctionel di Parigi, la sentenza che potrebbe riconoscere la leader del partito, Marine Le Pen colpevole insieme ad altri 26 coimputati di aver usato in modo improprio fondi europei. A preoccupare non è – segno dei tempi – la condanna in sé quanto una sanzione accessoria, che la pubblica accusa chiede sia immediatamente esecutiva: l’ineleggibilità e quindi l’impossibilità a ricandidarsi alle presidenziali del 2027 e forse anche a diventare ministro.

La vicenda risale alla legislatura 2012-2017 del Parlamento europeo. Il Rn, che ai tempi era ancora il Front national, avrebbe impiegato una quarantina di assistenti parlamentari pagati dalla Ue, secondo l’accusa, per svolgere attività del partito e non per portare avanti i dossier europei. Tra essi, anche l’attuale presidente del partito, Jordan Bardella. Il danno, per le finanze europee, è stato quantificato tra i cinque e i 7,5 milioni di euro. Tra gli imputati, oltre a Marine, il padre Jean-Marie (morto a gennaio) e altri funzionari. Il dibattimento è iniziato il 30 settembre 2024 e si è concluso il 27 novembre. Ora è in arrivo la sentenza.

Il Parlamento europeo ha chiesto da tempo il rimborso di cinque milioni di euro, ma il partito ha respinto l’istanza. «Non mi sottometterò alla persecuzione, a questa decisione unilaterale presa da avversari politici con esecuzione provvisoria in violazione dello Stato di diritto e dei diritti della difesa, senza prove e senza aspettare che la giustizia, cui mi sono rivolto, si pronunci nel merito», ha detto nel 2017, in occasione della prima richiesta del Parlamento, Marine Le Pen, che ha aggiunto: «Gli altri fanno lo stesso, persino di peggio, e da tempo. A me si dà fastidio solo per inezie». Non ha però negato i fatti: «E allora? Hanno fatto politica con il loro deputato. Di sicuro non hanno svolto il lavoro per l’Unione europea!», ha detto nel 2019.

L’elettorato di Rn non è mai stato particolarmente colpito dalle accuse che hanno ripetutamente coivolto Rn, anche quando si è trattato di questioni di truffe finanziarie, come nell’Affaire Jeanne, il micropartito fondato da Le Pen padre per aggirare di fatto le norme sul finanziamento dei partiti. Nel caso degli assistenti parlamentari, però, la pubblica accusa ha chiesto per Marine Le Pen cinque anni di carcere, dei quali due in prigione, cinque anni di ineleggibilità, e 300mila euro di ammenda, con esecuzione immediata anche nel caso in cui l’imputata faccia appello. Per il Rassemblement, come partito, è stata chiesta un’ammenda di 4,3 milioni di euro, dei quali due sospesi (”con la condizionale”).

Una condanna è probabile. Diversi ex deputati hanno testimoniato confermando che Marine Le Pen ha imposto loro assistenti parlamentari destinati fin dal primo giorno a lavorare per il partito e non a favore dei vantaggi parlamentari. Tra essi anche l’ex capodelegazione di Rn, Aymeric Chauprade, noto per la sua attività di geopolitico e per il suo coinvolgimento diretto nell’evasione dalle prigioni domenicane di due piloti francesi condannati dopo essere stati fermati con 700 kg di stupefacenti (il caso Air Cocaine). La vicenda giudiziaria contro Le Pen è stata anche segnata, a gennaio, dalle minacce di morte vero una giudice e due procuratori, apparse tra i commenti sul sito di estrema destra Riposte Laique, che opera dalla Russia, il cui direttore è residente in Israele.

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