Storie Web lunedì, Dicembre 16
Notiziario

È stato tra i primi – o forse proprio il primo, quindi inascoltato – a lanciare l’allarme sulla crescita incontrollata dei listini dei marchi di alta gamma, destinata ad allontanare molti clienti, indipendentemente dalle disponibilità economiche. Claudio Marenzi il tema lo sollevò all’inizio dell’anno, quando il rallentamento dei protagonisti del settore sembrava improbabile, se non impossibile.

Forse però perché viviamo in un mondo accelerato (tutti, non soltanto l’industria della moda), la frenata è arrivata invece già a partire dalla fine del primo trimestre e dal secondo in poi non ha risparmiato quasi nessuno, lusso compreso. Il presidente di Herno considera però una magrissima consolazione l’aver previsto il calo dei consumi, almeno in parte legato all’impazzimento dei prezzi, perché il rallentamento delle vendite è un problema per l’intera filiera del tessile-moda, che Marenzi conosce bene, essendo stato presidente di Sistema moda Italia, di Pitti Immagine e di Confindustria Moda.

Claudio Marenzi, presidente Herno

Il danno sembra fatto. E ora?
«Tornare indietro è di fatto impossibile, per chi ha applicato troppi rialzi negli ultimi anni, approfittando in parte del rimbalzo post Covid. Gli aumenti non sono giustificati né a parità di prodotto, visto che superano l’inflazione, né, forse ancora più importante, perché non riflettono fedelmente un miglioramento della qualità e del valore stilistico di un prodotto. Non voglio dare lezioni a nessuno, mi limito a constatare che la scelta fatta per Herno e a maggior ragione per Montura, il marchio di abbigliamento in cui siamo entrati nel 2021 e che ora controlliamo per il 55%, ci ha premiati. Le nostre vendite sono più che stabili e percepiamo una fiducia e fedeltà maggiore dai clienti finali, che possiamo monitorare grazie ai negozi monomarca, e dei clienti wholesale, i proprietari di multimarca e department store. che a loro volta raccolgono i frutti, in termini di sell-out, del rapporto qualità-prezzo di Herno».

La nuova boutique Herno a New York

Come si chiuderà il 2024?
«I ricavi supereranno i 180 milioni e per il 2025, avendo già in casa gli ordini della primavera-estate e avendo già presentato una parte della collezione autunno-inverno 25-26, sono cautamente ottimista. Le incognite esterne sono talmente tante che non ha più nemmeno senso elencarle: questo nostro mondo non è solo accelerato ma per molti versi, dal punto di vista geopolitico, indecifrabile. A maggior ragione serve concentrarsi sulle variabili che possiamo controllare, trovando il giusto mix tra coraggio di investire, anche in ambiti nuovi, e fedeltà alla propria storia e ai propri valori».

Si riferisce alle nuove categorie di prodotto di Herno e a Montura?
«Per decenni Herno si è concentrato quasi esclusivamente sui capispalla e la distribuzione wholesale. Poi abbiamo iniziato ad aprire negozi monomarca e di pari passo a sperimentare nella maglieria e non solo. Abbiamo introdotto anche i pantaloni, che stanno crescendo del 200% stagione dopo stagione. Seguiamo lo stesso percorso fatto per le altre categorie: qualità delle materie prime, gusto e stile italiano, investimenti per migliorare efficienza e sostenibilità, senza farsi prendere da manie di grandezza o da sussulti di avidità sui margini. Dobbiamo inoltre restare lucidissimi nel cogliere i segnali che vengono dai consumatori per ammettere sviste ed errori, sempre possibili».

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