Storie Web sabato, Agosto 2
Notiziario

Si tratta di un’infezione batterica che può essere trasmessa all’uomo da zecche infette.  

Come ricorda l’Istituto Superiore della Sanità, la malattia di Lyme – il cui nome prende le mosse dall’omonima cittadina americana dove nel 1975 vennero segnalati i primi casi –  si può presentare con svariati sintomi, i più frequenti sono gravi mal di testa e rigidità del collo accompagnati da eruzioni cutanee con eritema migrante su altre aree del corpo. Ma anche paralisi facciale, con cedimenti su uno o entrambi i lati del viso; artrite, con forti dolori articolari e gonfiore, soprattutto a ginocchia, gomiti e altre grandi articolazioni; dolore intermittente (che va e viene) a tendini, muscoli, articolazioni e ossa e, ancora palpitazioni cardiache. 

Data la grande variabilità dei disturbi e dei tempi lunghi di sviluppo, la malattia di Lyme risulta essere una malattia difficile da diagnosticare: provocata da un batterio del genere Borrelia di cui ne esistono diverse specie, è molto diffusa negli Stati Uniti, ma è presente anche in Europa, Cina, Giappone e nell’ex Unione Sovietica. 

Il contagio

L’infezione avviene tramite il morso di una zecca (vettore) che è stata in precedenza ospite di un animale infetto (mammiferi, uccelli, roditori ma anche cani e gatti). Per poter diffondere il batterio all’uomo la zecca deve restare attaccata per almeno 36-48 ore. Le zecche che più frequentemente causano infezione nell’uomo e negli animali appartengono al genere Ixodes (Ixodes ricinus e I. persulcatus), ampiamente diffuse in Europa e in Italia.

In corrispondenza del morso, generalmente compare il caratteristico eritema migrante (75% dei casi), una eruzione cutanea rossa che aumenta di dimensioni e può a volte avere un’area centrale più chiara, assumendo il caratteristico aspetto a occhio di bue. Di solito non è doloroso o pruriginoso, ma potrebbe essere caldo al tatto. Solitamente diventa visibile dopo 1-4 settimane dal morso della zecca, ma potrebbe comparire anche dopo 3 giorni o 3 mesi e perdurare per diverse settimane. 

Senza trattamento, l’eritema migrante in genere svanisce entro 3-4 settimane. L’eruzione cutanea può essere accompagnata da febbre, brividi, affaticamento, dolori al corpo, mal di testa, rigidità del collo e linfonodi gonfi.

Attenzione alla “fase tardiva”

Se la malattia non viene diagnosticata e trattata si può avere una fase successiva o tardiva: quest’ultima si può manifestare da settimane ad anni dopo la scomparsa della febbre e dell’eritema migrante ed è caratterizzata da un’ampia variabilità di disturbi a carico di articolazioni, cuore e sistema nervoso, gli organi più colpiti in questa fase. 

La complicanza più temuta, anche se rara, è la neuroborreliosi tardiva, caratterizzata da alterazioni neurologiche, che causano disturbi della memoria, deficit dell’attenzione e problemi comportamentali. Le presentazioni più frequenti sono la meningoradiculite e una lesione dei nervi facciali. Molto più raramente, la neuroborreliosi può manifestarsi come meningite, encefalite, mielite, vasculite o polineuropatia.

La maggior parte dei decessi associati alla malattia di Lyme sono invece attribuiti alla comparsa di gravi aritmie cardiache che sono tuttavia manifestazioni relativamente rare. 

la zecca del ricino (Ixodes ricinus) che succhia il sangue dalla pelle umana può causare la malattia di Lyme e l’encefalite da zecche (GettyImages)

La cura

La malattia di Lyme viene trattata con antibiotici: stando a quanto riportato dal sito dell’Iss generalmente, un trattamento iniziato precocemente fa si che il recupero sia più veloce e completo. Allo stadio iniziale della malattia vengono utilizzati antibiotici come la doxiciclina per adulti e bambini di età superiore a 8 anni oppure amoxicillina o cefuroxime per adulti, bambini più piccoli e donne in gravidanza o che allattano. La prescrizione deve essere fatta dal medico in base alle condizioni del/della paziente, e solitamente gli antibiotici vengono prescritti per 14-21 giorni.

Se la malattia coinvolge il sistema nervoso centrale (neuroborreliosi) potrebbe essere raccomandato il trattamento con un antibiotico per via endovenosa per 14-28 giorni.

La prevenzione

La prevenzione si basa sulla riduzione del rischio di essere morsi da zecche. L’Istituto Superiore di Sanità consiglia, in caso di escursione o passeggiata: cercare di camminare al centro del sentiero per evitare cespugli ed erba; prestare attenzione nelle aree in cui vi sono animali al pascolo (pecore, bovini) o animali selvatici (roditori, caprioli, cervi…); indossare indumenti protettivi di colore chiaro, in modo da poter vedere facilmente eventuali zecche che si attaccano; indossare una camicia a maniche lunghe e pantaloni lunghi. 

Infilare anche la maglietta nei pantaloni e le gambe dei pantaloni nei calzini; utilizzare repellenti specifici sulla cute esposta e spruzzare sugli abiti repellenti a base di permetrina. Infine, controllare con attenzione, dopo una escursione, eventuali parti scoperte, abbigliamento e il materiale usato durante l’escursione.

In caso di riscontro di una o più zecche sia sulle persone che sugli animali domestici, è necessario rimuoverle immediatamente e disinfettare la zona, poiché, più permane la zecca sull’ospite, maggiore è la possibilità che trasmetta l’infezione.

Per la rimozione delle zecche, ci si può rivolgere al medico o al pronto soccorso, oppure intervenire utilizzando pinzette a punta fine per non schiacciare il corpo della zecca, (sono disponibili in commercio dei kit per la rimozione di zecche). La zecca va afferrata il più vicino possibile alla cute, per evitare che la testa rimanga nella ferita e poi va estratta tirando verso l’alto. Successivamente lavare con acqua e sapone la zona. È importante evitare di usare sulla zecca medicamenti tradizionali o fatti in casa quali olio, aceto, alcool o bicarbonato di sodio, o tentare di bruciarla, questi interventi possono favorire l’infezione e causare irritazioni o ferite.

 

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