Anche per questo, gli studenti chiedono maggiore supporto in una fase cruciale per lo sviluppo del pensiero critico necessario per un uso consapevole dell’IA. Il 48% dei ragazzi vorrebbe essere aiutato dai docenti per capire quali informazioni generate dai modelli sono affidabili, mentre il 51% desidera più chiarezza da parte delle scuole su quando l’uso di questa tecnologia è consentito.
Una minoranza degli intervistati ritiene che l’IA abbia contribuito a limitare la capacità di pensiero creativo. Un dato che segue diversi studi empirici sull’utilizzo dell’IA nell’educazione. Una ricerca del MIT, analizzando l’attività cerebrale di alcuni studenti durante l’utilizzo di modelli come ChatGPT, ha evidenziato i rischi a lungo termine dell’affidamento su questa tecnologia.
Un pericolo evidenziato anche da un altro studio, pubblicato sulla rivista Societies, che mostra come l’IA può ridurre le nostre abilità di pensiero critico. Secondo la ricerca, questa involuzione avviene attraverso il cognitive offloading, un processo in cui le nostre capacità mentali vengono trasferite su supporti esterni. Il problema è che alla lunga questa tendenza potrebbe intaccare la capacità di ragionare in modo autonomo.
Per contrastare questi pericoli, l’Oxford University Press fornisce alcuni consigli pratici per integrare l’IA nelle aule scolastiche. Tra questi, nominare una figura di riferimento all’interno dell’istituto, in modo da definire la responsabilità e assicurare una supervisione. Altrettanto importante è la promozione di un uso consapevole tra insegnanti e studenti, preservando l’autonomia didattica dei docenti e informando sui limiti di questa tecnologia. Infine, garantire la sicurezza dei dati e il rispetto della privacy, collaborando con il personale IT per lo sviluppo di soluzioni con il giusto livello di protezione.
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